Dopo che la FINA (la Federazione Internazionale di Nuoto) ha bandito le donne trans da tutte le competizioni professionistiche, stabilendo che possono scendere in vasca a gareggiare come donne “solo se in transizione prima dei 12 anni”, il pluricampione olimpionico Tom Daley si è detto furioso con la stessa federazione.
Parlando ai British LGBT Awards, Tom ha detto:
“Non è accettabile che si dica a qualcuno che non può competere o non può fare qualcosa che ama soltanto per ciò che è. Mi sento molto coinvolto in questa cosa: bisogna dare alle persone trans la possibilità di condividere sé stesse per ciò che sono”.
La FINA ha invece proposto una categoria “aperta”, che accoglierebbe le donne trans, sebbene non sia ancora chiaro cosa questo significhi.
Secondo alcuni endocrinologi tuttavia non è scientificamente provato che esista un vantaggio biologico per le donne transgender rispetto alle donne cisgender. Lo riferisce Pink News, citando un’endocrinologa intervista dal Sydney Morning Herald.
Il documento con il quale la FINA è giunta all’esclusione delle donne trans dalle gare di nuoto professionistico (qui il documento integrale in inglese) spiega che sarà istituito un nuovo gruppo di lavoro all’interno della federazione dedicato all’analisi delle modalità più efficaci per istituire una nuova categoria “aperta” ad atlete transgender.
La scorsa settimana l’International Rugby League fa ha messo al bando le atlete trans. E intanto anche FIFA e World Athletics sono al lavoro per rivedere le politiche di inclusione per le donne trans. Politiche destinate a diventare di esclusione.
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