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La storia della “torta gay” rivela il potere economico dei fondamentalisti cattolici in Europa

Nel 2014 la storia di un pasticcere che si era rifiutato di fare una certa torta. Gay.it l’aveva raccontata. Ecco com’è finita. Male, malissimo.

3 min. di lettura
pasticceri

Segui i soldi. Follow the money, diceva la gola profonda del Watergate in “Tutti gli uomini del presidente”. E’ molto semplice. Dove ci sono molti soldi e non si sa da dove vengano c’è qualcosa che non va. E bisogna stare attenti, perché è un pericolo per la democrazia e per i diritti.
Un esempio arriva dall’ultima decisione della Corte Europea dei diritti umani.

La Cedu ha dichiarato irricevibile, per ragioni procedurali e non di fondo, il ricorso contro il Regno Unito presentato da un uomo che ha fatto causa a una pasticceria che ha rifiutato di preparargli una torta con un’iscrizione a favore del matrimonio eugalitario. “Per ragioni procedurali”.

Una di quelle semplificazioni che anziché spiegare occultano, opportunamente confondono.

Quello che non si mette in luce è l’esercito di legali messo in piedi da una lobby cristiana, molto ricca, che ha spinto i panettieri a vincere il caso in nome di una cosiddetta “libertà di espressione”.

Una storia lunga 7 anni

Nel 2014 la pasticceria Ashers Bakery si era rifiutata di produrre un dolce con i pupazzi di Sesame Street, Bert ed Ernie, commissionata dallo stesso Gareth Lee, che era un sostenitore della campagna per legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso nella nazione britannica, dove le unioni omosessuali sono state legalizzate solo lo scorso anno.
Il tribunale della contea di Belfast e una corte d’appello avevano stabilito che la società aveva discriminato Lee, che è gay, sulla base dell’orientamento sessuale, comminando una multa di 500 sterline. Dopo l’annullamento di questa decisione da parte del tribunale supremo britannico l’uomo aveva portato il caso a Strasburgo.

Ma ora la Cedu ha affermato che il ricorso era inammissibile perché il ricorrente non aveva invocato espressamente i suoi diritti ai sensi della Convenzione europea sui diritti dell’uomo durante il procedimento nazionale e si era basato esclusivamente sul diritto del Paese. Una tecnicalità.

Per Opendemocracy dietro questa decisione per l’esattezza si celano: “eserciti di legali cristiani statunitensi coordinati che hanno contribuito a vincere il caso dei panettieri usando argomenti come la “libertà di parola””.

È l’ombra lunga di ADF International, organizzazione internazionale che sostiene le cause legali per «il diritto delle persone a vivere liberamente la loro fede». Classificata come “gruppo d’odio anti-lgbt” dall’istituto di ricerca Southern Poverty Law Center (SPLC), il think tank con sede in Alabama che da anni monitora le dinamiche dell’odio razziale e social. Per sua stessa ammissione, l’ADF nel suo rapporto annuale 2019 dichiara di aver preparato briefing legali sul caso.
Ma non erano da soli. I panettieri di Belfast erano anche sostenuti dal Christian Institute di Newcastle – un gruppo che l’ADF ha definito “alleato”.

La strategia dei gruppi anti-lgbt

Non è una storia isolata, racconta una strategia che coinvolge casi simili, in diversi continenti. Entrambi i gruppi, infatti, avevano precedentemente sostenuto legalmente il caso di un cancelliere di Londra che si era rifiutato di officiare le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il Christian Institute si è occupato dei primi processi, mentre ADF ha presentato argomenti legali una volta che il caso ha raggiunto la CEDU.

In America, precisamente in Colorado, l’ADF ha difeso un panettiere cristiano che si era rifiutato di fare una torta per il matrimonio di una coppia gay. Ha vinto.

Il direttore esecutivo di ADF International, Paul Coleman, aveva scritto nel 2017 che i casi dei panettieri del Colorado e di Belfast rappresentavano “un bivio” e che avrebbero “modellato le direzioni delle libertà occidentali negli anni a venire”.

Per sostenere tutte queste spese, in tutti i continenti servono soldi. E i soldi arriverebbero proprio dall’America inseguendo una trama oscura che minaccia i diritti e e libertà conquistate. Open Democracy aveva già raccontato, lo scorso anno, come le organizzazioni statunitensi della destra cristiana, alcune delle quali con stretti legami con l’ex amministrazione Trump, abbiano speso complessivamente 280 milioni di fondi non tracciati per finanziare campagne contro i diritti delle donne e degli appartenenti alla comunità LGBT, in tutti e cinque i continenti.

Le mani dei fondamentalisti sull’Italia
Sono diversi gli interventi di terze parti presso la CEDU: da parte del Christian Institute, di ADF International e anche del governo polacco.

Il rapporto annuale 2019 di ADF International afferma di aver ottenuto “18 vittorie” alla CEDU dal 2010, anche se non ha fornito dettagli sui casi specifici.

Il gruppo afferma anche di aver sostenuto con successo i suoi alleati in Norvegia per difendere un medico che si è rifiutato di fornire alle donne IUD (cioé la spirale contraccettiva) a causa delle sue convinzioni religiose.

Non solo. Nel rapporto si legge che è intervenuta anche alla CEDU per difendere il divieto dell’Italia a matrimonio egualitario e unioni civili.

 

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