Secondo un’indagine di OpenDemocracy i gruppi della destra conservatrice statunitensi, che da sempre si battono contro il diritto per le donne di abortire, hanno speso milioni in campagne globali a discapito dell’autodeterminazione femminile e la comunità LGBTQIA+.
Alliance Defending Freedom (ADF), Federalist Society, American Center for Law and Justice, Billy Graham Evangelistic Association (BGEA),Family Research Council, Focus on the Family e Heartbeat International sono solo alcuni dei gruppi nominati all’interno dell’inchiesta di OD. Queste associazioni sono da sempre finanziate dalla destra ultra-conservatrice e suprematista degli Stati Uniti.
OpenDemocracy ha anche scoperto che i gruppi, che sono in gran parte riservati sui loro finanziamenti, hanno ricevuto denaro dai cosiddetti fondi “dark money“, che provengono da donatori anonimi.
Dal 2016 al 2020, i sette gruppi hanno ricevuto quasi 100 milioni di dollari tramite due importanti enti di beneficenza statunitensi, la National Christian Foundation (NCF) e Fidelity Charitable. Le associazioni al centro dell’inchiesta sono tutte senza scopo di lucro, ma negli anni hanno speso decine di milioni di dollari per rovesciare la storica sentenza Roe contro Wade della Corte suprema degli Stati Uniti d’America del 1973.
Roe contro Wade prevede che la donna abbia il diritto di abortire per qualsiasi motivo fino al settimo mese circa di gravidanza, momento in cui il feto potrebbe sopravvivere anche al di fuori dell’utero.
OpenDemocracy afferma che i gruppi hanno speso almeno 28 milioni di dollari in campagne internazionali, comprese iniziative anti-aborto in Polonia, Colombia ed El Salvador.
La Billy Graham Evangelistic Association (BGEA), ha una lunga storia di campagne contro l’aborto. Tra il 2007 e il 2014, ha speso 96 milioni di dollari a livello internazionale, secondo i documenti finanziari. Altri due dei gruppi coinvolti nel caso, l’ADF e il Family Research Council, sono anche designati come “gruppi di odio” anti-LGBT+ dal Southern Poverty Law Center.
Queste associazioni, principalmente l’ADF e la Federalist Society, hanno svolto un ruolo cruciale negli sforzi per ribaltare i diritti all’aborto, fino ad arrivare all’attuale caso della Corte Suprema che cerca di sostenere una legge del Mississippi che vieta l’accesso all’aborto dopo 15 settimane di gravidanza. Gli avvocati dell’ADF hanno già delineato la loro strategia a lungo termine.
Nel 2018, parlando alla conferenza Evangelicals for Life, il consulente senior dell’ADF Denise Burke ha annunciato che in quei giorni i legislatori statali del Mississippi avevano introdotto il primo divieto di aborto di 15 settimane della nazione. Burke ha affermato che la mossa aveva lo scopo di “esca” per i gruppi per i diritti all’aborto, così da ottenere attenzione e uno scontro alla Corte d’Appello e alla Corte Suprema. Finora, questa strategia ha avuto successo.
“Una volta che avremo messo in atto queste limitazioni del primo trimestre, andremo a vietare completamente l’aborto, tranne quando la vita della madre è in estremo pericolo”, ha affermato Burke.
I tre nuovi giudici nominati da Trump prima della fine del suo mandato, sono stati selezionati dall’associazione Federalist Society, al centro dell’attuale inchiesta. Questa sarà la loro prima opportunità per rovesciare e minare il diritto delle donne ad abortire. La battaglia legale della Corte Suprema potrebbe plasmare il futuro della politica americana e dei diritti umani.
Il 2 dicembre, la Corte ha ascoltato le argomentazioni anti-abortiste, con lo Stato del Mississipi che ha chiesto alla Corte di annullare la sentenza del Roe v Wade e il verdetto del 1992 su Planned Parenthood v Casey. Entrambi sono stati casi storici, che hanno creato il precedente legale per l’accesso all’aborto in tutti gli stati. Il ribaltamento di questi casi consentirebbe l’istituzione di divieti di aborto negli Stati Uniti. Si prevede inoltre che avrà ramificazioni in tutto il mondo, incoraggiando gli attacchi dei conservatori contro l’aborto e le pratiche fecondative.
Il governatore del Mississippi Tate Reeves si è detto ottimista sul fatto che la Corte si pronuncerà a favore del suo Stato. Fiducia che potrebbe essere un’ottima previsione, date le tendenze conservatrici di sei dei nove giudici della Corte Suprema.
“La Corte Suprema deve agire rapidamente per ribaltare questa richiesta pericolosa e incostituzionale che priva le persone del diritto di prendere decisioni sanitarie personali e le loro famiglie“, ha affermato Sarah Warbelow, Direttore legale di Human Rights Campaign.
“Siamo fiduciosi che la Corte onorerà il precedente stabilito da Roe v. Wade – che sancisce l’accesso all’aborto come diritto costituzionale. Ogni giorno che questa legge discriminatoria rimane in vigore ci sono migliaia di persone in Mississippi a cui viene negato un accesso sicuro e di qualità alle cure riproduttive e sono le persone più emarginate e più vulnerabili, comprese le donne LGBTQ+, e le persone non binarie”.
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