“Ciao! Mi chiamo Qbdoo. Mi piace leggere, mangiare verdure croccanti e frutta, e uscire con i miei amici. Non mi piacciono i film spaventosi”.
La lettera di Qbdoo – bambino di 8 anni che vive a Brooklin con la madre – è simile a quella dei suoi coetanei ma, in realtà, si tratta di un tipo davvero speciale.
“Non so perché sono un maschio. Semplicemente, lo so. Alcune persone lo dimenticano e questa cosa mi fa sentire frustato. Ma glielo ricordo e a loro torna in mente”.
Proprio così, Qbdoo è transgender: è nato in corpo femminile ma vive esattamente come un ragazzo.
“Due anni fa – spiega la madre Francisca – quando Q aveva solo sei anni, ha incominciato a sentirsi profondamente frustrato per se stesso, il suo corpo, i suoi vestiti.Si lamentava di non piacersi. La sua felicità cominciava a sbiadire”.
Così è tornato ad essere felice
Come ha fatto a capire che suo figlio fosse transgender? Francesca ricorda uno degli episodi più significativi che l’hanno aiutata a comprendere la situazione: “Un amico -spiega la madre – mi ha prestato dei pantaloncini e una t-shirt della taglia di Q e all’improvviso la sua felicità è incominciata a tornare”.
“A poco a poco – prosegue Francisca – ha affermato più chiaramente di sapere di essere un maschio. Prima a me, poi a suo padre, poi alla scuola e poi al mondo. È solo un bambino, non ha paura dell’oppressione e della discriminazione, sa di essere diverso da come tutti lo trattano e vuole che la gente ascolti chi è veramente”.
Le preoccupazioni di una mamma
“So che sarebbe meglio per lui aderire alla normalità e cercare di dimenticare di essere un ragazzo. Le persone trans hanno difficoltà a trovare un lavoro, a trovare una casa. Ma ditemi che cosa c’è di più potente e liberatorio di essere veramente se stessi. Alla fine so che la cosa più pericolosa che potrei fare sarebbe cancellare l’identità di Q”.
Una storia completamente differente dal caso di Leelah Alcorn, ragazza 17enne transgender e mai accettata dai genitori religiosi, che lo scorso dicembre si è tolta la vita.
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