L’aula del Senato ha respinto con un’unica votazione per alzata di mano (191 contrari, 3 astenuti) le otto questioni pregiudiziali presentate al ddl. Respinto anche il principio del rinvio in Commissione del ddl, riguardante le questione sospensive all’esame. Dallo schermo che indica i voti è risultata la compattezza dei gruppi Pd e M5s. La seduta è stata interamente seguita da Gay.it nella diretta .
Il presidente Grasso ha dato quindi avvio alla discussione generale: sono previste 21 ore di discussione generale, per un totale di 110 interventi. “Forse non basterà una settimana per esitarle prima di passare al voto degli emendamenti”, ha detto il Presidente Grasso che ha presieduto la prima parte della discussione di oggi. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti ha assicurato che il ddl verrà approvato: “Oggi iniziano le votazioni in aula sulle unioni civili, il Parlamento è sovrano, vedremo quello che succederà. Lo abbiamo sempre detto, lo abbiamo promesso, lo abbiamo portato avanti come uno dei progetti e lo approveremo. Ne sono convinto”.
L’intervento più significativo e più atteso è stato ovviamente quello della senatrice Monica Cirinnà, relatrice del testo. Bello, appassionato, forte, sincero: eccolo qui nella sua interezza. “La gran parte degli italiani sa che il contrario della parola discriminazione è uguaglianza”, ha detto la combattiva senatrice, sostenendo il provvedimento che porta il suo nome, aggiungendo che “non ci saranno scuse per l’ennesima porta chiusa davanti a chi chiede solo di entrare a far parte della grande comunità delle famiglie italiane, senza nulla sottrarre a tutte le altre famiglie del nostro Paese”.
Dopo il voto di oggi il ddl Cirinnà si avvierà verso il via libera definitivo (il governo punta a ottenere il sì del Senato entro l’11 febbraio) ma sono molti gli ostacoli da superare. A rendere inquieto l’esecutivo sono i voti segreti che il presidente del Senato, Pietro Grasso, potrebbe concedere. Particolarmente delicato, quando la prossima settimana l’aula passerà dalla discussione generale all’esame del testo, sarà il confronto sull’articolo 5, quello che riguarda la cosiddetta “stepchild adoption“: anche nel Pd ci sono resistenze al meccanismo che consentirebbe a un partner omosessuale di adottare il figlio del compagno. Altro terreno minato è la parte dell’articolo 3 che indirettamente rimanda all’adozione. Su queste questioni sono intervenuti oggi i senatori cattodem del PD, i cosiddetti “malpancisti”.
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