L’urgenza di una legge che abbracci finalmente anche le famiglie arcobaleno è sempre più chiara, dinanzi alla mostruosa discriminazione che mamme, papà e figli sono costretti a subire quotidianamente. L’ultima denuncia in tal senso arriva da Valentina Lucci, 45enne insegnante che abita a Sulmona insieme alla moglie Gianna, infermiera, e alla figlia Costanza, 5 anni fa nata tramite inseminazione artificiale a Bruxells, con seme donato da un cittadino danese. La mamma biologica di Costanza è Gianna, mentre Valentina, per la legge italiana, non è nessuno. A raccontare la sua storia è Fabio Giuffrida, via OpenOnline.
Quando Valentina ha partecipato ad un bando interno alla sua scuola per provare ad accedere al ruolo di materia, la discriminazione si è palesata in tutta la sua mostruosità.
Ho subito ricevuto la valutazione del mio profilo e sapete qual è stata la cosa che mi ha fatto più male? Vedere “punteggio 0” alla voce “figli”. Ma io una figlia ce l’ho. Perché io no e il mio collega, che qualche anno fa è diventato padre, sì? Cosa cambia tra me e lui? Perché devo essere sorpassata da chi ha un figlio, esattamente come me, e dunque può avere, come è giusto che sia, 6 crediti in più?
Domanda amaramente lecita, per una mamma h24 che per lo Stato italiano semplicemente non esiste. “Costanza ci chiama “mamma Vale” e “mamma Gianna”, è un vulcano, è curiosa, bellissima, esplosiva, è la mia vita. Siamo inseparabili“, sottolinea con orgoglio Valentina, che da subito ha spiegato alla figlia la verità sulla sua famiglia. “Mia figlia ama Spiderman ma è anche una patita di trucchi e gioielli. Non ha preso di certo dalle sue mamme! Le piace il calcio ma vuole fare la ballerina. Un giorno stravede per il colore rosa, l’indomani per l’azzurro“. Come figure maschili di riferimento ci sono gli amatissimi nonno e zio, i ‘papà’ di Costanza, che per lo Stato italiano ha incredibilmente una sola mamma.
Per superare questo vergognoso vuoto legislativo Valentina dovrebbe intraprendere il lungo e faticoso iter di adozione della figlia di sua moglie. Sua figlia. “Sa perché non l’ho fatto? Perché dura anni e devi pure presentarti davanti a un giudice. Ci vogliono soldi, tempo e causa tanto stress. Lo Stato, invece, dovrebbe tutelarci facendo un’integrazione alla Legge Cirinnà, ne abbiamo bisogno, ma non solo noi. Nella stessa situazione ci sono tante altre mamme e tanti altri papà. Le leggi dello Stato non sono al passo con la società. Sa quante colleghe e quanti genitori restano sbalorditi quando dico che per lo Stato io non sono la mamma di Costanza?“.
Uno Stato chiamato ad intervenire, il prima possibile.
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