Va a “Les nuits d’été” (“Le notti d’estate”), opera prima di un italofrancese, Mario Fanfani, parente alla lontana del celebre politico Amintore, il Queer Lion di Venezia 71. Commedia drammatica camp ambientata alla fine degli anni ’50, durante la Guerra d’Algeria, racconta di un notaio sposato, Michel (Guillaume de Tonquédec) che nel weekend si rifugia nella sua casa isolata sui Vosgi per vestire liberamente in drag insieme ai suoi amici, trasformandosi così nel suo alter ego femminile Mylène. Un inno al travestitismo come libertà d’espressione e ricerca di sé che ha conquistato la giuria presieduta da Alessandro Zan: “La ricerca della propria identità è sempre un atto rivoluzionario! – spiega la motivazione -. Lo fa il protagonista indossando abiti femminili pur mantenendo le proprie convinzioni borghesi; lo fa la moglie attraverso la sua emancipazione e gli ideali pacifisti; lo fanno a loro modo tutti gli altri personaggi all’interno di un’opera queer che mescola, con eleganza, tradizione e trasgressione”. Nel cast anche la celebre transessuale tedesca Zazie de Paris che in una scena legge una sorta di mini-Costituzione dell’essere donna che prevede, all’articolo 1: “Siamo donne per scelta, decreto o piacere”. “Les nuits d’été” non ha ancora una distribuzione italiana anche se Lucky Red sembrerebbe interessata ad acquistarlo.
Passando al concorso ufficiale, stamattina è stato accolto da un timido applauso, alla proiezione stampa, l’attesissimo “Pasolini” di Abel Ferrara col somigliante Willem Dafoe nel ruolo del protagonista e Riccardo Scamarcio in quello di Ninetto Davoli, presente anch’esso nella parte di Epifanio ovvero Eduardo De Filippo. “Il grande cinema italiano nato dopo la Seconda Guerra Mondiale è finito con la morte di Pasolini – ha detto il regista in conferenza stampa -. Io sono cresciuto guardando i film di Pasolini e lui è cresciuto senza guardare i miei film. Io sono un buddista che tende a meditare sui propri maestri. Ho sentito molto il suo lavoro e mi sono permesso di avvicinarmi a lui”.
“Ho letto moltissimo i suoi libri e studiato le sue teorie – continua Ferrara -. Ma quando incontri le persone che lo hanno conosciuto e hanno lavorato con lui, è tutto diverso. Capisci quanto era amato e come era gentile anche con i più umili. Sul set, poi, era tutto quello che io avrei voluto essere. Non ho mai detto di sapere chi l’ha ucciso, è una grande balla dei giornalisti, chi ha scritto quella bugia? Il punto del film è cercare di parlare della sua vita e del suo lavoro, delle sue passioni e della sua compassione. Ci siamo focalizzati sulla notte in cui l’hanno ucciso perché la morte di ciascuno riflette la propria vita: siamo partiti da qui”.
Ninetto Davoli ricorda inoltre “le 32 o 33 denunce ricevute da Pier Paolo” aggiungendo: “Noi oggi siamo presi da un sistema di vita consumistico, per lui era male, e ci ha portato a quello che è l’Italia oggi. Abbiamo perso il valore della vita, siamo catturati dal sistema”.
“Pasolini” verrà distribuito in Italia il 25 settembre da Europictures in versione doppiata (la voce di PPP sarà quella di Fabrizio Gifuni).
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