Anche ieri sera, per il 3° giovedì consecutivo, Vivi e lascia Vivere ha sbancato l’Auditel, con 6.290.000 spettatori e il 23.5% di share. Un successo su tutta la linea la prima attesa serie televisiva del grande Pappi Corsicato, trainata da una bravissima Elena Sofia Ricci, con Iaia Forte, musa del regista, al suo fianco.
Una fiction ambientata a Napoli, quella scritta dallo stesso regista campano insieme a Giulia Calenda, Monica Rametta e Valia Santella, che si snoda anche attraverso le sottotrame ‘adolescenziali’ dei tre figli della protagonista, una donna di 50 anni costretta a reinventarsi dopo l’apparente morte del marito e la perdita del lavoro. Ed è proprio con uno dei tre figli, l’unico maschio, Giovanni, interpretato dal 21enne Giampiero De Concilio, che lo script si accartoccia malamente sul piano LGBT.
ATTENZIONE SPOILER
Ma andiamo con ordine. Giovanni è il capitano di una squadra di pallanuoto. Dopo aver passato anni a praticare questo sport, improvvisamente lo abbandona perché folgorato dal nuoto sincronizzato. Visto una volta, per puro caso, se ne innamora e decide di praticarlo. Ad aiutarlo una coetanea, una ragazza con la quale nasce una chiara simpatia. Una sera Giovanni partecipa ad una festa e qui incrocia un ragazzo più alto di lui. Lo scontro è rapido e casuale, ma Giovanni ne rimane ipnotizzato, non riesce quasi a staccargli gli occhi di dosso.
Si percepisce un vago interesse. Dopo cinque episodi in cui mai Giovanni aveva fatto intuire un’ipotetica attrazione per i ragazzi, si smuove qualcosa. Nella scena successiva, però, qualcosa cambia, perché Giovanni fa sesso con la ragazza che lo ha iniziato al nuoto sincronizzato, sul divano di casa della giovane. Concluso il tutto va in bagno, in mutande, e qui trova il fratello maggiore di lei, appena uscito dalla doccia, nudo. Neanche a dirlo, è lo stesso ragazzo con cui si era scontrato in discoteca. Quando si dice la casualità. Anche in questo caso Giovanni rimane imbambolato, visibilmente affascinato, tanto da fissare il pene del ragazzo, costretto a coprirsi con l’asciugamano dall’imbarazzo. I due per un attimo si ritrovano faccia a faccia, sulla porta del bagno, mezzi nudi e a pochi centimetri l’uno dall’altro, prima di salutarsi definitivamente.
Tutto questo si è verificato nel corso della sesta puntata andata in onda ieri sera, con annesse perplessità legate alla caterva di luoghi comuni cavalcati nel rappresentare l’accettazione di sè di un adolescente, aderente e rassicurante ad un certo stereotipo sportivo. Vero è che la fiction non è ancora conclusa, ma prevedere un coming out da parte di Giovanni da qui all’ultima puntata è cosa alquanto scontata (in caso contrario, alzo le mani e chiedo umilmente perdono).
Narrativamente parlando, mi domando se fosse davvero necessario che Giovanni abbandonasse la pallanuoto, sport maschio e fisico, per l’elegante nuoto sincronizzato. Tra le altre cose, va ricordato come il più famoso ‘sirenetto’ d’Italia, Giorgio Misini, sia felicemente fidanzato con una ragazza. E ancora, possibile che questo 21enne che ha trascorso metà della propria vita in spogliatoi maschili con aitanti coetanei perennemente in costume, non riesca a staccare gli occhi di dosso dal pene di uno sconosciuto?
Sono chiaramente piccoli passaggi di scrittura che in una fiction Rai del 2020, però, stonano, perché ancorati a certe rappresentazioni che mi auguravo archiviate. Come se determinati step fossero necessari, richiesti, dovendo essere presentati ad un ampio pubblico generalista, in realtà televisivamente parlando molto più maturo di quanto si voglia credere grazie soprattutto alla serialità internazionale. Ci si scandalizza giustamente con Povia, secondo cui chi ama spolverare la casa sarebbe automaticamente gay (mancato), ma anche qui ci ritroviamo davanti ad un ragazzo che deve inspiegabilmente e improvvisamente abbandonare lo sport praticato per una vita e darsi al sincro insieme a una decina di Esther Williams per capire realmente il proprio io. Sarebbe davvero cambiato qualcosa, sul piano narrativo, se Giovanni avesse capito di provare attrazione per i ragazzi rimanendo lo stimato capitano della propria squadra di pallanuoto? Si può “osare” di più, cara mamma Rai. Siamo nel 2020.
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