Un nuovo disegno di legge avanzato da Joëlle Mélin, deputata del partito di ultradestra Rassemblement National, ha scatenato una vasta ondata di proteste in Francia e Belgio. La proposta, sostenuta da numerosi altri esponenti della destra francese, mira a vietare tutte le forme di terapia affermativa per l* giovani transgender salvo il supporto psichiatrico e psicologico, argomentando come tali procedure sarebbero “dannose per la loro salute fisica e mentale”.
“L’ideologia del wokismo, dopo aver preso piede negli Stati Uniti, in Inghilterra e nei paesi nordici per circa quindici anni, sta ora trovando terreno fertile anche in Francia.
Questo fenomeno culturale si sta estendendo a vari settori della vita quotidiana, spingendo verso una decostruzione e, in alcuni casi, una contestazione delle conoscenze consolidate – esordisce il documento presentato alla Camera l’11 aprile –
Nel campo della medicina, questo orientamento assume forme simili, mettendo in discussione la distinzione tradizionale dei sessi maschile e femminile e favorendo l’accettazione di concetti come la non binarietà e la fluidità di genere, a volte descritta come transitorietà”.
Secondo l* attivisti, l’obiettivo della proposta sarebbe quello di reintrodurre in sordina le terapie di conversione: privando l* minori della possibilità di intraprendere percorsi di transizione di genere o di posticipare la pubertà fino a una maggiore chiarezza personale, qualsiasi supporto psichiatrico o psicologico rischierebbe di trasformarsi in uno strumento per indurre i giovani a rinunciare alla transizione. Un argomento, questo, già discusso anche nel contesto nostrano.
L* francesi però non ci stanno. Domenica scorsa, migliaia di persone, tra attivist* LGBTQIA+, esponenti della sinistra e sindacalisti, hanno invaso le piazze per esprimere il loro dissenso. Il Ministero degli Interni ha stimato una partecipazione di 10.880 manifestanti in tutta la nazione, con un picco di 2.500 persone a Parigi.
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I raduni, estesi su quarantanove città tra cui Lione, Marsiglia e Montpellier, e oltre confine a Bruxelles e Liegi, sono stati caratterizzati da sit-in pacifici, striscioni e interventi che hanno messo in luce la risposta fermamente transfemminista della comunità LGBTQIA+ francese: si chiedono più tutele giuridiche, sociali e sanitarie per la comunità trans* e lo stop all’ondata d’odio che la sta travolgendo negli ultimi anni.
La resistenza è mossa dalla convinzione che la proposta di legge non sia altro che l’ultima in una serie di strumentalizzazioni dei corpi trans a vantaggio dell’agenda ultraconservatrice, e non solo in ambito politico: nel mirino dell* manifestanti, anche il best seller Transmania, saggio anti-trans che nelle recenti settimane ha rapidamente guadagnato le prime posizioni nelle classifiche di vendita francesi.
Tra gli episodi di tensione, si segnala un incidente riportato dall’Agence France-Presse: due persone hanno lanciato pietre contro alcuni manifestanti, fortunatamente senza conseguenze gravi. La mobilitazione ha raccolto l’appoggio di oltre 800 gruppi e personalità, tra cui partiti di sinistra come France Insoumise e il Partito Socialista, tutti uniti nel sollecitare la cittadinanza a opporsi a quello che percepiscono come un attacco ai diritti umani.
Durante una conferenza stampa, Sasha Yaropolskaya, attivista del collettivo Du Pain et des Roses, ha evidenziato l’urgente necessità di rispondere a un clima sempre più ostile verso le persone trans in Francia e altrove. La conferenza ha anche visto la partecipazione di numerose personalità che hanno firmato un appello contro il disegno di legge.
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Il disegno di legge è previsto per la discussione in seduta pubblica il 28 maggio. Mentre la data si avvicina, cresce anche qui la tensione tra i sostenitori dei diritti delle persone trans e coloro che vorrebbero reprimerli.
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