Fratelli d’Italia attacca Sanremo “Mina l’identità dell’uomo e della donna”

Sempre più in basso: per questa destra basta un altro uomo in abiti "stravaganti" come Rosa Chemical per parlare di rivoluzione di genere.

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rosa chemical gay sanremo 2023 Maddalena Morgante
rosa chemical gay sanremo 2023 Maddalena Morgante giorgia meloni fratelli d'italia
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Sanremo 2023 non è ancora iniziato e siamo già qui a parlare del nulla.

Tra le nuove premesse, a far venire l’orticaria ai conservatori (reazionari) c’è Rosa Chemical (all’anagrafe Manuel Franco Rocati): classe 1998, tra i nomi più in voga nella scena tra e rap italiana, che oscilla tra Only Fans e outfit variopinti che tanto bastano per urlare alla ‘fluidità di genere’.

Parole che fanno troppa paura all’onorevole di Fratelli d’Italia, Maddalena Morgante, la quale, prima del suo intervento alla Camera dei Deputati, chiede scusa in anticipo per i termini che sarà costretta ad utilizzare: “il sesso, l’amore poligamo, e il porno su Only Fans”.

 

Le fanno paura, ma ella deve stoicamente pronunciarle, perché quello che sta succedendo sul palco dell’Ariston, è ormai “l’appuntamento più genderfluid di sempre” troppo inopportuno per tutte quelle famiglie a casa “emblema della tribù tradizionale e convenzionale”.

Morgante rivendica il ruolo della tv di stato come pubblico servizio, ma soprattutto la tutela di quei sacrosanti, intoccabili bambini che dopo aver visto Sanremo rischierebbero di trasformare la scuola nella House of Xtravaganza.

Per carità, l’onorevole riconosce che la rassegna canora più importante del paese è anche un veicolo culturale, politico e sociale. Ma seppur la musica “sia un palcoscenico per la società e le dinamiche attuali” stiamo degenerando in “una propaganda a senso unico, la peggior ideologia che mina l’identità dell’uomo e della donna, e alla dissacrazione dei più importanti simboli religiosi”.

All’alba di un festival nemmeno iniziato, il partito della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni detta ancora una volta la propria agenda reazionaria (la stessa delle 4 proposte di legge per attaccare il diritto all’aborto), snocciolando parole ormai pronunciate da una sorta di generatore automatico, protestando per una rivoluzione incontenibile (ma dove?), che metterebbe a repentaglio le basi salde su cui si fonda la nostra società (capito?). E ancora una volta verrebbe da rispondere:  magari!

Magari il festival di Sanremo fosse davvero questo inferno sceso in Terra, con diavoli in autoreggenti e gesti deplorevoli in prima serata. Magari quella fantomatica ideologia prendesse davvero il microfono in mano e smontasse le fondamenta dell’eteronormativa che ogni giorno, ogni secondo assedia le nostre esistente di persone non conformi alla marmaglia ignorante che infesta l’inner circle di Giorgia Meloni.

La verità è che la nostra preziosa tradizione è ancora perfettamente intatta sul palco dell’Ariston: di artistə apertamente queer ne contiamo a malapena sulle dita di una mano (quest’anno otre a Madame, abbiamo testi inclusivi anche dalle giovanissime Ariete e Shari, fatevele andar bene) e le persone marginalizzate non sono quasi mai soggetto, motore, o mente dietro la narrazione.

Molto più probabilmente avremo piccole quote a fine serata, che riserveranno discorsi motivazionali per far felici tuttə restando ancora ai margini, ruoli secondari che insieme alle vallette fanno da spalla al protagonista maschile. Tuttə con corpi perfettamente conformi allo standard canonico, che non fanno paura a nessuno.

E ce lo facciamo anche andar bene, ce lo guardiamo e godiamo con un calice di vino, saltando sul carrozzone anche un po’ stufə di stare a reclamare che il programma più classico del panorama televisivo diventi sovversivo dall’oggi al domani.

Forse sbagliamo? Forse siamo troppo buonə? Così parrebbe, visto che per questa destra basta un altro uomo in abiti “stravaganti” per parlare di rivoluzione di genere.

La verità è che la sovversione dei valori tradizionali non avverrà di certo in questa settimana sanremese, mentre i bambini continueranno ad andare a scuola senza sapere la differenza tra orientamento sessuale e identità di genere.

Per buona pace dell’onorevole Morgante, di Giorgia Meloni e compagnia governante, siamo ancora una goccia nell’oceano. E spesso, neanche la goccia è quella giusta.

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