Sanremo 2023 è dietro l’angolo, e si prospetta una cascata di volti noti (sì, gli sketch con Fiorello ci saranno ancora) e novità.
Tra questi spicca Paola Egonu, campionessa di pallavolo pronta a condividere il palco insieme ad Amadeus e le altre co-conduttrirci della nuova edizione, Francesca Fagnani, Chiara Francini, e Chiara Ferragni.
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Egonu, classe 1998, nata a Padova e di origini nigeriane, è ormai una fuoriclasse nel suo mestiere: appassionata di pallavolo sin da piccola, entra nella serie B1 della squadra federale del Club Italia nel 2013-2014. Nel giro di quattro anni approda in serie A1 con l’Agil di Novara, squadra con la quale vince Supercoppa italiana 2017, Due Copper Italia, la Champions League 2018-2019.
Nel 2019 con l’Imoco Volley di Conegliano porta a casa due Supercoppe Italia, stravince al campionato mondiale per club 2019, si aggiudica lo scudetto 2020-2021, e la Champions League 2020-2021.
Nel 2017 è parte della nazionale italiana vincendo la medaglia d’argento al World Grand Prix e la medaglia di bronzo al campionato europeo nel 2019. Nel 2022 è miglior marcatrice contro il Brasile, nella semifinale dei mondiali.
Nel 2018, dopo la finale persa contro la Serbia, racconta che a consolarla c’era la sua fidanzata, Katarzyan Skorupa e pallavolista polacca (oggi è fidanzata col pallavolista Michael Filip): “Piangevo e lei mi ha consolata, mi ha detto che le sconfitte fanno male, ma sono le lezioni che vanno imparate” raccontava al Corriere della Sera, condividendo con quello spaccato di quotidianità, anche il suo coming out. Una dichiarazione spontanea che come sempre i media hanno colto come grande annuncio e occasione per scomodare etichette non richieste:
“Ho ammesso di amare una donna (e lo ridirei, non mi sono mai pentita) e tutti a dire: ecco, la Egonu è lesbica. No, non funziona così.” dichiarerà successivamente in un’intervista “Mi ero innamorata di una collega, ma non significa che non potrei innamorami di un ragazzo, o di un’altra donna”.
Ci fu poi il bacio alla compagna, in prima pagina sulla Gazzetta dello Sport.
I cliché sulla sessualità lasciano spazio anche una massiccia dose di razzismo sistemico che Oganu si ritrova a fronteggiare fuori e dentro il campo: citando alle parole di Nelson Mandela (“Nessuno nasce odiando un’altra persone per il colore della sua pelle” è per lei un mantra) Oganu dichiara di aver vissuto episodi di razzismo come “se fosse normale, ma non dovrebbe esserlo”: “Il bimbo non s’accorge dell colore che ha finché a scuola una maestra dice che è nero o giallo” risponde a chi ha da ridire sulle sue origini.
Una pressione continua che nell’Ottobre 2022, la porta a prendersi un periodo di pausa dalla nazionale di pallavolo: “Mi hanno chiesto perché sei italiana?” raccontava a bordo parquet dopo la vittoria contro Brasile e Stati Uniti “Non puoi capire, non puoi capire. Sono stanca. Questa è la mia ultima partita. C’è chi dice che non merito la Nazionale invece il mio sogno è essere sul podio con questa squadra”.
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La pausa di Egonu non è stata una sconfitta, ma una denuncia chiara e netta delle sistematiche discriminazioni che avvengono anche all’interno dello sport, mettendo in discussione tutti gli specchietti per le allodole a cui ci siamo abituati: “Io un simbolo? Ma quando questo simbolo non va bene è il primo che viene attaccato. Sono una persona umana che ha bisogno ogni tanto di riprendersi mentalmente, perché è dura. Non è stato semplice scendere in campo, suonava l’inno e piangevo, per il dolore ma anche per quanto sono ferita.”
Quest’anno la campionessa approda sul palco dell’Ariston, in veste di co-conduttrice ma non sappiamo ancora di cosa parlerà e se sarà l’occasione per trattare l’argomento in prima serata. Qualunque sia l’esito, il coach Davide Mazzanti promette che Paola sarà completamente sé stessa: “Paola ha tanti talenti e sa gestire tanti palcoscenici in modo autentico. Dirà le cose in modo molto netto, come lei è“, ha dichiarato su ANSA.
Lo scopriremo presto, nella speranza che prima o poi i gruppi marginalizzati non vengano relegati solo al ruolo di co-aiutanti o ruoli marginali, ma prendano sempre più parola e controllo della propria narrazione, fuori e dentro l’industria mediatica.
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