Non è un paese per innocenti

Il rapporto shock dell'Istat racconta un paese tragicamente reale, dove essere vittime è l'unica colpa.

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2 min. di lettura

Ieri, 25  novembre, si è celebrata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, e per l’occasione l’Istat ha divulgato una serie di dati statistici semplicemente agghiaccianti.

Anche se camminando per la strada, entrando nei bar, scorrendo i social, guardando la tv, e ascoltando i politici questi risultati non sorprendono più di tanto.

Non è solo un paese dove una ragazza violentata ha, per il 25% delle persone, la responsabilità di essersi vestita in modo provocante.

Non è solo un paese dove quasi metà (40%) delle persone pensa che se una donna volesse davvero, potrebbe sottrarsi ad una violenza sessuale (“quindi in fondo le va bene così dai“, strizzatina d’occhio)

E’ un paese per cui è una colpa la povertà, di chi magari non fugge da guerre ma da una vita di miseria, senza prospettive, e perciò merita di affogare in mare. Sono i rischi del mestiere, noi cosa c’entriamo?

E’ un paese dove essere gay o lesbiche o trans si sceglie: poteva farne a meno, scegliere di essere qualcos’altro, se l’è andata a cercare.

E’ una paese dove “sei troppo gay“, sei effemminato, sei una checca, e quindi meriti di essere ammazzato di botte.

Un paese dove persino chi è gay come te dice che potresti evitare di essere così tanto gay, di spogliarti al pride, perchè “sennò è ovvio che ci odiano“.

Un paese dove Elisa viene strozzata in un pollaio perchè ha scelto di essere lesbica.

Il carnefice va compreso: è umano, è nervoso, è stressato, ha perso il lavoro, è stato fatto cornuto, è ignorante. Poverino. La amava troppo.

La vittima no: poteva evitare di essere tale, se proprio voleva. Essere vittima è l’unica colpa.

In fondo poteva anche lei, la vittima, essere carnefice. Cosa ci vuole? Si può essere carnefici anche senza fare niente di eclatante, solo annuendo, o accodandosi, non dando nell’occhio, conformandosi, o mettendo un like, o un commento.

Per meritare la cittadinanza nel paese dei colpevoli, basta poco: unirsi al biasimo per le vittime. Perchè se la sono cercata.

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Franzc Dereck 26.11.19 - 14:43

La notizia che un quarto degli Italiani pensi che un abito troppo attillato o scollato possa " giustificare " uno stupro od un'aggressione sessuale , mi fa pensare che il sud del mondo viva in uno stato di repressione tale che un poco di pelle esibita sconvolga gli equilibri ormonali .

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