Ivan Cattaneo ha raccontato che Pasolini gli rubò un fidanzato, facendolo recitare nel film “Salò o le 120 Giornate di Sodoma”. Un fatto accaduto, presumibilmente, intorno al 1974.
In una rovente intervista a Repubblica, il cantante e pittore ne ha per tutti. In particolare Cattaneo si dice piuttosto insensibile al fascino di Elly Schlein – “la aspettiamo alla prova, destra e sinistra cosa sono? Due scarpe. A un certo punto le levi e cammini a piedi nudi” -, quindi ammette le proprie simpatie per i Radicali, e, criticando anche Marco Pannella, dice:
Pannella sosteneva i diritti dei gay senza il coraggio di dichiararsi tale. Una cosa che spesso fanno gli omosessuali, penso anche a Testori e a Pasolini, del quale ho un brutto ricordo.
Il brutto ricordo su Pasolini è proprio l’aneddoto legato al fidanzato rubato. Spiega infatti Ivan Cattaneo al giornalista Luigi Bolognini che ha raccolto l’intervista per Repubblica:
“Avevo un fidanzato bellissimo, Francesco, monzese. Lui me lo rubò facendogli fare la comparsa nel film Salò. Uno dei tanti episodi che mi conferma quel che ho imparato dell’amore dopo 70 anni”.
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Quindi Cattaneo, in un’amabile escalation di provocazione e qualunquismo, spiega che nella vita ha perso tempo dietro a numerosi amori sbagliati – dice: “gli etero hanno l’abbaglio di continuare la specie, io ho perso tempo con gente assurda che mi ha distolto dal lavoro, sennò sarei stato Sinatra, o quasi. Avrei dovuto fare come Battiato , che si è chiuso in se stesso e nella propria arte“.
Ma qualche riga prima, nella stessa intervista, l’artista aveva spiegato che la musica è sempre stata una passione a latere, perché, prima di tutto, nella sua vita c’è la pittura. Il dialogo tra Repubblica e Cattaneo scivola disordinato e goduriosissimo, Cattaneo ci tiene a far sapere ch’egli è prima di tutto un pittore. Dice:
“ho il diploma di scuola d’arte, la musica è stata solo una passione collaterale”
Chi scrive non è d’accordo. Con tutto il rispetto per le opere pittoriche di Cattaneo, noi restiamo indefesse cassandre e genuflesse adulatrici di colui che più di 40 anni fa pubblicò il primo brano sulla fluidità di genere: Polisex (leggi).
Nell’intervista Cattaneo ripercorre anche le tappe delle sue partecipazioni ai reality show. Prima “L’Isola dei Famosi” (si trattò di una toccata e fuga) e poi il Gf Vip (“ma non chiamatemi Malgioglio”, disse all’epoca).
In un passaggio Cattaneo spiega che l’omosessualità fa parte del suo temperamento artistico (sic), e quando gli viene riconosciuto dall’intervistatore il coraggio di aver fatto coming out come gay alla fine degli anni Settanta, il cantante e pittore si lancia in una rivendicazione nostalgica, a tratti reazionaria:
“Ai tempi dichiararsi gay era quasi un atto rivoluzionario, eri una pecora nera, ma anche scintillante. Adesso le battaglie degli omosessuali sono per la pensione di reversibilità. E con tutto questo sono per ogni diritto civile, sia chiaro. A parte l’utero in affitto che svilisce la donna”.
Quindi, Cattaneo ricorda quando fu riformato alla visita di leva, per omosessualità (pare sia stato uno dei primi in Italia), grazie a una lettera di accompagnamento firmata da una psichiatra che altri non era che la sorella di Mario Mieli.
C’era scritto che ero “incompatibile col servizio militare” e che sarebbe stato pericolosissimo. Il dettaglio era che avevo le unghie verdi, i capelli rosso fucsia e una pelliccia. Un colonnello mi guardò e disse: “sarebbe lei pericolosissimo per i commilitoni, non il contrario””
Tutta l’intervista è un saliscendi, ce n’è anche per Rosa Chemical e i cantanti di oggi, imperdibile: nel bene e nel male: su Repubblica.
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