La ministra delle Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità Eugenia Rossella è intervenuta ieri, 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in prima serata su Rai 3, all’interno del programma “Che sarà” di Serena Bortone (qui la puntata su Rai Play). Inquietante è apparsa l’impreparazione di Roccella rispetto agli studi di genere e la difficoltà della ministra a tenere separati l’identità della singola persona dalla percezione che un’altra persona abbia di quella persona e della sua identità di genere. Un dialogo a tratti imbarazzante, nel quale Serena Bortone non ha voluto o potuto incalzare la ministra.
Alla domanda di Bortone se si definisca femminista, Roccella ha risposto convintamente di sì. La ministra si è quindi detta soddisfatta della legge votata all’unanimità dal parlamento, e felice che il governo abbia promosso il numero di aiuto 1522.
Quindi Roccella ha detto testualmente quanto segue:
“Il patriarcato è una storia che ci appartiene, è la storia dell’oppressione dell’uomo sulla donna, il patriarcato esiste. Ci sono le vecchie forme di patriarcato che in alcune aree del mondo le donne vivono in prima persona, penso per esempio all’Iran, e che anche noi in parte ancora viviamo, ma penso che ci siano anche nuove forme di patriarcato, che forse vengono analizzate poco. Penso alla negazione dell’identità femminile, penso allo schwa, all’idea che chiunque possa dichiararsi donna (facendo riferimento all’affermazione di genere), perché questo non parte dal punto fondamentale, e cioè che il motivo principale dell’oppressione delle donne è il corpo sessuato, infatti lo stupro, la violenza partono da lì. Le donne sono oppresse perché hanno un corpo di donna. Le pari opportunità che dobbiamo raggiungere partono da questa differenza, la differenza sessuale, il corpo sessuale“
Quindi Serena Bortone chiede a Roccella se condivida la frase di Elena Cecchettin “I mostri non sono malati, ma sono figli sani del patriarcato”?
“Non sono mostri, io non lo direi in quel modo. Una donna che muore ogni tre giorni comunque evidenzia che c’è un problema” risponde la ministra.
Alle aberranti posizioni di Roccella, che se la prende con i corpi, e non con le identità, ignorando completamente il tema degli stereotipi di genere inculcati dall’oppressione del patriarcato, risponde il presidente di Acet Transgenere Guglielmo Giannotta su Instagram con un efficace video che fa il punto sui macroscopici errori di Roccella.
Visualizza questo post su Instagram
Roccella ha sostenuto che il motivo dell’oppressione nei confronti delle donne è il corpo sessuato – spiega Giannotta – ma l’aggressore, verosimilmente un uomo, agisce violenza su una donna perché essa si identifica come donna o perché l’aggressore la percepisce come tale? L’aggressore chiede, prima di agire violenza, – prosegue il presidente Acet – ‘scusami, giusto per conferma, tu sei una donna vero?’. No, non lo fa. Non è un tema di identità, è un tema di percezione. Indipendentemente da come ti identifichi, riceverai violenza di genere se l’aggressore ti percepirà come una donna.”
Secondo l’attivista di Acet è interessante notare come la persona che dovrebbe occuparsi delle pari opportunità e delle politiche di genere di tuttə leə cittadinə non è in verità in grado di acquisire un concetto considerato piuttosto basico nel quadro degli degli studi di genere (qui Judith Butler per un rapido ripasso).
Infine Giannotta, ricordando le piazze di ieri 25 Novembre organizzate da Non Una Di Meno, ha sottolineato quanto fosse giusto che, tra i nomi delle vittime ricordati, ci siano stati anche i nomi delle donne trans.
Visualizza questo post su Instagram
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.