COSA È LO SCHWA

Schwa singolare: ə

Schwa plurale: ɜ

Lo schwa (pronuncia: “scvà”) è un suono vocalico che occupa una posizione unica nel panorama linguistico mondiale. Caratterizzato da una pronuncia neutra, il suo simbolo nell’Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA) è “ə”, una lettera che non appartiene a nessuna parola italiana standard ma che è presente in molte altre lingue e dialetti. Questo suono è spesso descritto come la più “neutra” o “centrale” delle vocali, in quanto la produzione del suono non richiede un posizionamento specifico della lingua o un particolare sforzo muscolare. In termini tecnici, lo schwa è una vocale medio-centrale non arrotondata, il che significa che la lingua si trova in una posizione rilassata e centrale nella bocca, senza un particolare arrotondamento delle labbra, quindi non inclinata né verso i suoni di “a” né di “e”.

Sebbene lo schwa non sia un suono nativo della lingua italiana standard, esso trova la sua presenza in numerosi dialetti, particolarmente al Centro e al Sud dell’Italia. In questi contesti, lo schwa assume il ruolo di una vocale indistinta, spesso utilizzata per sostituire suoni vocalici in posizioni non accentate o per indicare una qualità neutra in termini di genere grammaticale.

La discussione intorno allo schwa in Italia ha assunto una rilevanza particolare in tempi recenti, nel contesto del dibattito sull’inclusività linguistica. In una lingua come l’italiano, dove ogni sostantivo ha un genere, il predominio del maschile sovraesteso è stato messo in discussione da movimenti che cercano soluzioni linguistiche più inclusive. 

In questo ambito, lo schwa è stato proposto (in particolare a partire dalle proposte dell’attivista per i diritti umani Luca Boschetto e dalla sociolinguista Vera Gheno), come un’alternativa per superare la dicotomia maschile/femminile, offrendo una forma neutra che potrebbe rappresentare in modo più equo e inclusivo identità di genere non conformi al tradizionale binario imposto dalla società eterocisnormativa. 

LO SCHWA NELLA LINGUISTICA

schwacorsivo

Il termine “schwa” deriva dall’ebraico “shva” (שְׁוָא), che rappresentava originariamente un segno di vocalizzazione, indicante una vocale molto breve o assente nelle sillabe non accentate. Il suono associato allo schwa è tipico di molte lingue e varia a seconda del contesto linguistico.

Nel contesto occidentale e nell’ambito dell’IPA, lo schwa è stato formalizzato per rappresentare un suono vocale neutro, non accentato, che si trova in molte lingue. 

Johann Andreas Schmeller, un linguista tedesco del XIX secolo, è spesso accreditato per l’uso del simbolo “ə” per rappresentare questo suono nella trascrizione fonetica

Successivamente, il simbolo è stato adottato dall’IPA e da altre convenzioni fonetiche per rappresentare il suono schwa in varie lingue.

Nell’IPA, lo schwa è stato introdotto per rappresentare suoni vocalici simili in molte lingue, servendo come uno strumento standardizzato per la trascrizione fonetica. Questa neutralità e universalità rendono lo schwa un simbolo linguistico versatile, utilizzato per trascrivere suoni che altrimenti sarebbero difficili da quantificare e descrivere.

Il Ruolo dello schwa in altre lingue

Nell’inglese, lo schwa rappresenta la vocale più comune, apparendo in sillabe non accentate come in “banana” (la seconda e la terza “a”) o “sofa” (la prima “o”). In francese, lo schwa appare in parole come “le” o “de”, spesso eliso in discorsi rapidi. In altre lingue, come l’olandese o l’arabo, lo schwa svolge ruoli simili, rappresentando suoni vocalici brevi o neutrali.

Il suo ruolo è particolarmente importante nelle lingue con molte parole polisillabiche e un accento lessicale variabile, dove lo schwa aiuta a mantenere la fluidità del discorso senza sovraccaricare le sillabe non accentate con vocali complete. Questa versatilità rende lo schwa un fenomeno interessante per gli studiosi di linguistica, evidenziando come diversi sistemi linguistici gestiscono la “leggera” vocalizzazione nelle loro strutture fonetiche.

La presenza dello schwa nei dialetti italiani

Lo schwa, noto per essere un suono vocale centrale, non è caratteristico della lingua italiana standard ma è presente da lungo tempo in vari dialetti regionali, dove assume una funzione peculiare e distintiva.

  • Napoletano: uno dei dialetti più noti per l’uso dello schwa è il napoletano. In questo dialetto, lo schwa spesso sostituisce altre vocali, soprattutto in posizione finale, conferendo al parlato una sonorità particolare e distintiva. Ad esempio, parole come “bello” possono essere pronunciate con uno schwa al posto della “o” finale.
  • Piemontese: anche nel dialetto piemontese si può riscontrare la presenza dello schwa. Tende ad apparire in posizioni non accentate, fungendo da sorta di riempitivo vocale neutro, simile all’uso nello schwa nell’inglese.
  • Altri dialetti del Centro e Sud Italia: dialetti del centro e del sud Italia, come quelli dell’Emilia-Romagna e di alcune aree della Calabria, utilizzano nel parlato lo schwa in maniera analoga, soprattutto in posizioni non accentate o in sillabe deboli, dove le vocali tendono ad essere neutralizzate.

In questi dialetti, lo schwa non è solo una questione fonetica, ma contribuisce anche a definire l’identità linguistica e culturale della regione. La presenza dello schwa in questi dialetti riflette la ricchezza e la varietà della lingua italiana e dei suoi sistemi dialettali, ognuno con le proprie peculiarità e sfumature.

È cruciale chiarire che, mentre alcuni possono percepire lo schwa come un costrutto ideologico recentemente introdotto per rispondere a temi contemporanei di inclusività, in realtà, la presenza dello schwa nei dialetti italiani è una testimonianza della sua esistenza storica e naturale nel panorama linguistico del paese. Nei dialetti, lo schwa non è un’invenzione moderna ma una componente fonetica ben radicata e parte integrante del parlato regionale da tempo. 

La proposta di introdurre lo schwa nella lingua italiana standard come strumento di inclusività, tuttavia, rappresenta un’innovazione recente che mira ad arricchire la lingua rispecchiando le dinamiche sociali attuali. Questo tentativo di portare uno strumento fonetico tradizionale nel contesto nazionale più ampio, pur essendo una sfida, riflette un’evoluzione naturale della lingua che, attraverso il tempo, si adatta e risponde alle esigenze della sua comunità di parlanti.

LO SCHWA E L’INCLUSIVITÀ NELLA LINGUA ITALIANA

schwa non binario linguaggio

Il maschile sovraesteso, una norma della lingua italiana, porta a utilizzare il genere maschile per riferirsi a gruppi misti. Questo tende a oscurare la presenza femminile e non binaria, perpetuando una visione androcentrica. Il dibattito sull’inclusività ha evidenziato la necessità di superare tale norma, soprattutto in contesti professionali e accademici, dove la visibilità di tutti i generi è fondamentale.

Dal maschile e femminile al neutro

La ricerca di un linguaggio più inclusivo ha generato diverse proposte, come l’uso di forme doppie (es. “tutti e tutte”) e l’adozione di simboli come l’asterisco. Tuttavia, queste soluzioni presentano limitazioni nella fluidità del discorso e nella leggibilità. La necessità di una forma che superi il binarismo linguistico, pur mantenendo la leggibilità e la chiarezza, è diventata sempre più evidente.

L’Adozione dello schwa come soluzione neutra: vantaggi e limiti

In questo contesto, lo schwa (ə) si presenta come una soluzione potenzialmente efficace. Questo simbolo, che rappresenta una vocale neutra, permette di evitare la marcatura di genere nelle parole. I vantaggi dello schwa includono la sua neutralità fonetica e la sua potenziale capacità di rappresentare tutte le identità di genere. Tuttavia, la sua introduzione nella lingua italiana comporta sfide pratiche, come la mancanza di rappresentazione sulle tastiere standard e la necessità di educare il pubblico al suo utilizzo.

Case study: l’uso dello schwa in testi letterari, accademici e nei media

vera gheno intervista schwa ə

Nel panorama letterario, accademico e mediatico italiano, l’utilizzo dello schwa sta diventando sempre più prominente, segnalando un cambiamento verso una maggiore inclusività linguistica. Tuttavia, questa tendenza non è priva di controversie e sfide.

Luca Boschetto è stato uno dei primi a promuovere attivamente l’uso dello schwa nella lingua scritta, attraverso la pubblicazione di un documento a favore della non discriminazione linguistica nel 2016. Questo documento ha poi dato vita al sito “Italiano Inclusivo“. Anche la linguista Vera Gheno ha sottolineato l’importanza dello schwa nel suo libro “Femminili singolari” del 2019, identificandolo come una soluzione alla mancanza di un genere neutro nella lingua italiana​​​​.

Un buon esempio della comunicazione inclusiva la possiamo trovare nel comune di Castelfranco Emilia (Modena). Nei comunicati pubblicati dal comune dal 2021 hanno inziato ad inserire lo schwa nei termini con la desinenza maschile e femminile, quindi anziché “tutti” e “tutte”, viene utilizzato il più inclusivo tuttə.

La decisione dell’amministrazione è stata accolta positivamente dagli utenti, ma ha sollevato numerose critiche.

L’utilizzo dello schwa, nel dibattito pubblico, suscita infatti reazioni contrastanti. Da un lato, ci sono stati sostenitori che vedono nello schwa un passo verso una lingua più equa e rappresentativa. Dall’altro, critici come Massimo Arcangeli hanno espresso preoccupazioni riguardo alla sua adozione, sottolineando come l’uso dello schwa potrebbe essere interpretato come un tentativo di politicamente corretto, o addirittura come una minaccia alla chiarezza e alla coerenza della lingua italiana. 

Le preoccupazioni includono anche l’accessibilità, soprattutto per persone con dislessia o altre neurodiversità. Fondazione LIA ha condotto dei test per valutare come le tecnologie assistive gestiscono lo schwa.

Gli screen reader, per esempio, spesso ignorano lo schwa o lo leggono in modo errato, compromettendo la comprensione del testo per gli utenti con disabilità visive. Questo pone l’importante questione dell’equilibrio tra inclusività e accessibilità, indicando che, sebbene lo schwa miri ad un linguaggio più inclusivo, la sua attuale implementazione tecnologica potrebbe escludere altre categorie di persone​​.

Nonostante ciò, collettivi come Fərocia hanno evidenziato che molte delle problematiche di lettura possono essere risolte con adeguati aggiustamenti tecnologici​​​​.

L’uso dello schwa come tentativo di rendere neutro il genere grammaticale in italiano offre una prospettiva innovativa per affrontare l’invisibilità linguistica e sociale di chi non si riconosce nel binarismo di genere. Tuttavia, come sottolineato in una tesi di ricerca, la degenderizzazione della lingua italiana tramite lo schwa apre un dibattito complesso che coinvolge la percezione sociale delle categorie marginalizzate e la sperimentazione linguistica di nuove forme di auto-rappresentazione​​ oltre lo schwa

OSTACOLI TECNOLOGICI E SOLUZIONI: Come si fa lo schwa su tastiera e su telefono? 

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La digitazione dello schwa rappresenta una sfida tecnica sia su tastiere di PC che su dispositivi mobili, data la sua assenza nello schema standard QWERTY. Tuttavia, sono state sviluppate diverse soluzioni per superare questo ostacolo:

  • Su PC Windows: è possibile inserire lo schwa utilizzando il codice Unicode 0259, digitando il codice e premendo poi Alt + X, oppure tramite il software di videoscrittura Word, selezionando “Inserisci” e poi “Simbolo“. Inoltre, è possibile creare scorciatoie da tastiera personalizzate utilizzando software come AutoHotkey, che permette di associare il simbolo schwa a una combinazione specifica di tasti​​.
  • Su Mac: anche gli utenti Mac possono utilizzare scorciatoie da tastiera per digitare lo schwa, ad esempio utilizzando la combinazione Option + e seguita da una vocale​​.
  • Su dispositivi mobili: la digitazione dello schwa è più intuitiva. Sia su Android che su dispositivi Apple con iOS 15, basta tenere premuto il tasto “e” per accedere a una selezione di simboli, tra cui lo schwa (ə) e lo schwa lungo (з)​​.

ALTERNATIVE ALLO SCHWA: dall’asterisco, alla chiocciola alla U

Al di là dello schwa, ci sono state diverse proposte per creare un linguaggio più inclusivo in italiano, che superino il maschile sovraesteso. Queste includono l’uso dell’asterisco (es. “tutt*”), la chiocciola (es. “tutt@”), e la lettera “u” (es. “tutu”) come forme neutre. Queste soluzioni cercano di affrontare il binarismo di genere e la predominanza del maschile nelle parole e nella grammatica italiana.

Pro e contro: un confronto tra lo schwa e altre forme di inclusività linguistica

  • Schwa: la sua principale forza sta nella neutralità fonetica e nella capacità di rappresentare un’ampia gamma di identità di genere. Tuttavia, ci sono sfide pratiche nella sua implementazione, come la difficoltà di digitazione su tastiere standard e l’adattamento alla struttura grammaticale italiana.
  • Asterisco (*) e chiocciola (@): questi simboli offrono una visibilità immediata dell’intento inclusivo, ma presentano problemi di leggibilità e pronuncia, oltre ad essere ostici per le tecnologie assistive.
  • Lettera “U”: Anche questa forma cerca di superare il binarismo, ma può essere percepita come meno neutrale rispetto allo schwa, inclinando verso il maschile in alcuni dialetti italiani.

La ricerca di una forma linguistica neutra in italiano è chiaramente un processo in evoluzione. Le soluzioni attuali, come lo schwa, l’asterisco, la chiocciola e altre, sono passi intermedi verso un linguaggio che possa rappresentare più equamente tutte le identità di genere. Queste forme, pur essendo innovative e rispondendo a un’esigenza di inclusività, sono considerate da molti come soluzioni temporanee, un cammino verso un linguaggio neutro più integrato e meno divisivo.

Il dibattito sulla lingua inclusiva riflette una consapevolezza crescente dell’importanza del linguaggio nel plasmare e rispecchiare la società. Tuttavia, come sottolineato da diverse voci nel campo della linguistica e degli studi di genere, l’obiettivo non è semplicemente creare forme nuove ma anche garantire che queste siano accessibili, comprensibili e rispettose delle varie esperienze umane​​​​.

Le critiche e le resistenze dimostrano la complessità del tema e la necessità di un dialogo aperto e continuo. È probabile che, nel tempo, emergano proposte alternative o che le forme attuali si evolvano per meglio integrarsi nella struttura linguistica italiana e nelle esigenze della comunità che la parla. 

RISORSE UTILI 

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