Con 759 voti, Sergio Mattarella succede a sé stesso e viene eletto nuovamente Presidente della Repubblica Italiana. Restano così 12 i nomi dei capi di stato della storia repubblicana.
Enrico De Nicola (1877-1959) – I Presidente della Repubblica Italiana (1948)
Luigi Einaudi (1874 – 1961) – II Presidente della Repubblica Italiana (1948 – 1955)
Giovanni Gronchi (1887 – 1978) – III – Presidente della Repubblica Italiana (1955 – 1962)
Antonio Segni (1891 – 1972) – IV Presidente della Repubblica Italiana (1962 – 1964)
Giuseppe Saragat (1898 – 1988) – V Presidente della Repubblica Italiana (1964 – 1971)
Giovanni Leone (1908 – 2001) – VI Presidente della Repubblica Italiana (1971 – 1978)
Alessandro Pertini (detto Sandro) (1896 – 1990) – VII Presidente della Repubblica Italiana (1978 – 1985)
Francesco Cossiga (1928 – 2010) – VIII Presidente della Repubblica Italiana (1985 – 1992)
Oscar Luigi Scalfaro (1918 – 2012) – IX Presidente della Repubblica Italiana (1992- 1999)
Carlo Azeglio Ciampi (1920 – ) – X Presidente della Repubblica Italiana (1999 – 2006)
Giorgio Napolitano (1925 – ) – XI Presidente della Repubblica Italiana (2006 – 2015)
Sergio Mattarella (1941 – ) – XII Presidente della Repubblica Italiana (2015 – in carica)
Qualche settimana fa dalle pagine di Gay.it avevamo ringraziato Sergio Mattarella, per essersi speso più volte, durante i sette anni della sua presidenza, a difesa della comunità LGBTQ+à. La notizia della sua rielezione, all’ottava chiamata dei 1009 elettori, è una buona notizia. Ma andiamo con ordine. Perché in questi giorni è successo davvero di tutto, a danno delle istituzioni e della reputazione della politica.
Riccardi, Casini, Berlusconi, Moratti, Nordio, Pera, Frattini, Casellati, Belloni, Cartabia, Severino, Amato, Draghi.
Una pioggia di nomi bruciati sull’altare del Quirinale per poi tornare a Sergio Mattarella, al punto di partenza, a quel presidente che ha passato gli ultimi sei mesi a sottrarsi con forza all’ipotesi bis. Ma i 1009 Elettori chiamati ad eleggere il nuovo Capo dello Stato, Grandi solo sulla carta parlamentare perché in realtà piccolissimi dinanzi a veti incrociati, arroganza, incapacità e aspirazioni personali, hanno dovuto piegarsi ad uno stallo che stava imbarazzando il Paese intero da quasi una settimana. Così Sergio Mattarella era e Sergio Mattarella sarà, per altri 7 anni, tramutando la Repubblica italiana in una sorta di monarchia presidenziale. Anche Giorgio Napolitano accettò un bis mai visto prima, nove anni or sono, ma a tempo e dalla durata di 24 mesi appena. Con Re Sergio non sarà posto alcun limite, arrivando così a 14 lunghissimi anni da Presidente.
Mattarella avrà un altro settennato alle porte al termine di una settimana che ha visto disintegrarsi il centrodestra. Uscire distrutto Matteo Salvini, “kingmaker” che ha gettato al vento una ventina di nomi sbagliando tutto ciò che si potesse sbagliare, e ridicolizzato l’ex premier Conte e il Movimento 5 Stelle, che a suo tempo chiese addirittura l’impeachment per Mattarella, con Forza Italia a leccarsi le ferite dei franchi tiratori sulla presidente del Senato Casellati e Giorgia Meloni intelligentemente ai margini di una partita che la vedrà ancora una volta unica voce di opposizione per un altro anno ancora. Prima di battere cassa alle urne, che se fosse per lei andrebbero riaperte dopodomani.
Il Partito Democratico non si è mai furbescamente troppo esposto, con Enrico Letta che sin dall’inizio ha chiesto agli ‘alleati’ di governo di sedersi attorno ad un bicchiere di vino per trovare un nome condiviso, visto e considerato che nessuna coalizione aveva i numeri per eleggersi un Presidente. Bruciate rapidamente le carte Riccardi, Cartabia, Casini e Severino, velatamente gettate sul tavolo dai Dem, le ipotesi Draghi e Mattarella sono sempre rimaste ad aleggiare su Montecitorio, fino alla volata finale che ha visto l’ex Matteo Renzi ritrovarsi sulla stessa strada dell’indimenticato “stai sereno” Enrico. Anche l’ipotesi “una donna presidente”, incredibilmente diventato hashtag nella serata di ieri sui social del Movimento 5 Stelle, si è presto sbriciolata, perché il fuoco di sbarramento nei confronti di Elisabetta Belloni, che ha rischiato di volare dai servizi segreti al Quirinale senza mai passare dal via, ha troncato sul nascere quanto pronunciato in diretta tv da Salvini e Conte, immediatamente stroncati da Renzi (“hanno una cultura istituzionale pari a quella dei Gormiti”). Con il Paese sbigottito, i 1009 Grandi Elettori desiderosi di tornare a casa, il Festival di Sanremo alle porte e i partiti nazionali incapaci di trovare un punto d’incontro, il Monopoli quirinalesco è così tornato all’usato sicuro, al più amato dagli italiani. Mattarella Sergio.
D’altronde la Presidenza della Repubblica, checchè se ne dica, è figura non solo istituzionale, di pura facciata, passafirme qualunque ad uso e consumo di quel che arriva da Camera e Senato. È il garante della Costituzione, che poggia su pilastri solidi e inattaccabili come quei diritti civili che tanti altri candidati alla Presidenza in queste ultime settimane hanno spesso picconato, in passato. Ecco perché ritrovarci con Mattarella Presidente non può che farci enorme piacere. Nessuno come Re Sergio ha speso parole a sostegno della nostra comunità e dei nostri diritti, negli ultimi 7 anni, chiedendo al parlamento tutto di fare con urgenza una legge contro l’omotransfobia. Come detto, a inizio gennaio, quando il suo settennato volgeva al termine, lo ringraziammo pubblicamente. Oggi non possiamo che rilanciare quei ringraziamenti, perché da uomo delle istituzioni e in un momento di instabilità e incapacità politica, ha accettato di rimanere in quel Quirinale che aveva già salutato, preparando scatole e scatoloni per il trasloco. Un trasloco stoppato, perché non ci sarà nessun altro inquilino a cui affidare le chiavi di casa. Nella speranza che per altri 7 anni non debba continuare a strigliare la classe politica nazionale per le sue reiterate e anacronistiche mancanze sul fronte dei diritti.
Perso il primo tempo della partita sul DDL Zan, c’è ora anche un’altra partita da pianificare, giocare e vincere. Quella sul matrimonio egualitario, che ci auguriamo possa finire il prima possibile in Gazzetta Ufficiale con la firma del nuovo, vecchio, Capo dello Stato. Sergio Mattarella.
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