Mancuso: Papa Bergoglio sta alla Chiesa come Gorbaciov all’URSS

Cosa sta succedendo nella Chiesa Cattolica? Gay.it lo ha chiesto ad Aurelio Mancuso

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Ciò che sta accadendo nella Chiesa Cattolica nelle ultime settimane, alla vigilia del Sinodo sulla famiglia che si aprirà a giorni in Vaticano, ha qualcosa di storico. Proviamo quindi a ricapitolare cosa nelle ultime settimane abbiamo registrato:
1) il viaggio di Papa Francesco negli Stati Uniti in cui di fatto ha costretto i vescovi americani ad occuparsi di povertà e cambiamenti climatici anziché di matrimoni gay ed aborto,
2) la notizia che al ricevimento alla Casa Bianca il Presidente Obama aveva invitato, col consenso del Vaticano, alcuni esponenti della comunità lgbt cattolica statunitense,
3) l’incontro , che il Vaticano si è subito affrettato a ridimensionare fortemente, con Kim Davis, l’oscura funzionaria del Kentucky diventata l’emblema negli USA della battaglia contro i matrimoni gay,
4) l’incontro di Papa Francesco con un suo amico di vecchia data non qualunque, ma omosessuale, insieme al suo compagno da 19 anni,
5) il primo vero coming out di un alto prelato della Chiesta Cattolica, notizia di stamani.
Di fronte a tutto questo, abbiamo chiesto ad un gay cattolico italiano, Aurelio Mancuso, giornalista, ex presidente nazionale di Arcigay nonchè attuale presidente di Equality Italia, di fornirci le chiavi per capire cosa sta succedendo. Ecco il suo intervento.

SPECIALE COMING OUT IN VATICANO:
– cosa è successo: https://goo.gl/2jC3bz
– il coming out sulla tv polacca tradotto: https://goo.gl/uYWGv7
– la gallery fotografica della prima coppia gay del Vaticano: https://goo.gl/3lB59H
– “Lo dedico alla persona che amo”: https://goo.gl/vqNm9o
– l’analisi di Aurelio Mancuso: https://goo.gl/IVFP24

Mancuso: Papa Bergoglio sta alla Chiesa come Gorbaciov all'URSS - vaticanoonuBASE - Gay.it

Il Sinodo della chiesa cattolica dedicato alla famiglia si può ritenere uno dei passaggi storici più importanti della cattolicità moderna.
Dopo il Concilio Vaticano II, l’incerta interpretazione di Paolo VI, i due successivi pontefici, (troppo breve la parentesi di Giovanni Paolo I), hanno tentato di demolire a colpi di reprimende, riduzioni al silenzio e al laicato, tutti i teologi e studiosi dissidenti rispetto alla riclericalizzazione della chiesa. La più celebre epurazione fu quella operata dall’allora cardinale Ratzinger capo dell’ex Sant’Uffizio, nei confronti del teologo svizzero Hans Kung, sicuramente punto di riferimento mondiale del cattolicesimo post conciliare e critico rispetto al ruolo regale e infallibile del papa.

Ma il tempo di Bergoglio è ben diverso, spinto dalla oggettiva prostrazione morale di ampi pezzi della gerarchia, dal proselitismo che le chiese evangeliche reazionarie nord e sud americane che sta assottigliando la presenza cattolica nel continente, dal ruolo a tratti ambiguo, ma sempre più importante, delle chiese particolari dell’Africa e dell’Asia, il papa sa che deve strappare, aggiustare dove può, riformare velocemente soprattutto la Curia romana e il tradizionale insediamento europeo.
Il Sinodo, quindi, a differenza di quel che scrivono i media italiani, non riguarda tanto noi, che pure viviamo “nel giardino di casa”, ma il pianeta, attraversato dalle enormi contraddizioni per condizioni economiche, devastazioni ambientali (l’attenzione di Francesco rispetto all’ecologia, è un concreto segno di modernità), conflitti che il capo più potente della cristianità ha definito “una terza guerra mondiale”.

Mancuso: Papa Bergoglio sta alla Chiesa come Gorbaciov all'URSS - Krzysztof Olaf Charamsa - Gay.it

La famiglia tradizionale, ovvero l’organizzazione cellulare che in occidente e alcuni (ma non tutti) vasti territori del sud e dell’oriente, costituisce il cemento necessario per mantenere in piedi la traballante organizzazione cattolica, non può che essere difesa e promossa dal congresso che si sta per aprire. Nessuno si illuda che l’incontro avvenuto negli Usa tra Bergoglio e un ex alunno gay, accompagnato dal suo partner o la clamorosa e davvero deflagrante intervista alla tv polacca del teologo Krzysztof Charamsa, officiale della Congregazione per la dottrina della fede e secondo segretario della Commissione teologica internazionale, che ha fatto coming out, monsignore pure felicemente fidanzato, possano nell’immediato provocare uno tsunami dentro la chiesa cattolica.

Il papa, nonostante le frettolose e interessate analisi di troppa stampa progressista, non è un classico innovatore. Le sue rampogne contro le inesistenti teorie gender, la riaffermazione dell’unica naturalità del rapporto tra uomo e donna, lo consegnano per ora nello schema classico della dottrina, non messa in discussione. E’ sul metodo, che nella tradizione cattolica è sostanza, che bisogna concentrarsi, perché dal lento proporre di un linguaggio scevro da ogni condanna, potrebbe zampillare una fonte che via via si trasformerà in onda impetuosa. Nemmeno Gorbaciov (l’accostamento è ardito, ma calzante se rapportato alle oggettive similitudini di condizione) pensava che la perestrojka avrebbe portato alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, eppure da intellettuale marxista avrebbe dovuto comprendere che aprendo una fessura in un muro di cemento armato, questo avrebbe fatto tracimare la diga.

La chiesa cattolica vive una crisi profonda nell’occidente secolarizzato e ha grandi difficoltà a governare nel resto del mondo, le spinte il più delle volte reazionarie delle chiese locali. L’omosessualità e in generale la sessualità sono una piccola falla, con cui Francesco sta mettendo in discussione il conformismo e l’autoritarismo della gerarchia. Il clamore della confessione pubblica del teologo gay, che è stato prontamente defenestrato, è un segnale preciso al Sinodo: nascondere il tema non è più possibile. Per mesi reazionari e progressisti (categorie laiche non realmente rappresentative del dibattito ecclesiale) se le sono suonate di santa ragione sui giornali di tutto il mondo, tra chi vuole dare la comunione ai divorziati e chi vuol definitivamente condannare le unioni gay come male assoluto.

Mancuso: Papa Bergoglio sta alla Chiesa come Gorbaciov all'URSS - vescovi - Gay.it

Se pure la democrazia (ancora agli albori, visto che alla fine decide per tutti il papa) fa capolino nella struttura monarchica più antica, vuol dire che quell’amore così evocato da Gesù alla fine, dopo secoli di mutande d’acciaio, roghi, persecuzioni, è sopravvissuto. Non è inutile sottolineare come la questione omosessuale sia il detonatore di centinaia di esplosioni interne alla chiesa cattolica, ci sarà, quindi, un giorno (forse non lo vedremo prima di alcuni decenni) in cui un pontefice dovrà ammettere le colpe storiche e chiedere scusa. Nell’immediato tutto questo fermento non può che far bene anche alla nostra piccola Italia, ancora dilaniata da un dibattito sulle ibride unioni civili, (che speriamo presto siano approvate), che incita uno scontro dei mondi di bassa morale, che agita truppe che sarebbe consolatorio storicizzare, invece che doverle ancora subire nelle piazze.

Aurelio Mancuso
giornalista pubblicista, blogger, presidente Equality Italia
www.aureliomancuso.it

SPECIALE COMING OUT IN VATICANO:
– cosa è successo: https://goo.gl/2jC3bz
– il coming out sulla tv polacca tradotto: https://goo.gl/uYWGv7
– la gallery fotografica della prima coppia gay del Vaticano: https://goo.gl/3lB59H
– “Lo dedico alla persona che amo”: https://goo.gl/vqNm9o
– l’analisi di Aurelio Mancuso: https://goo.gl/IVFP24

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