Mentre il 2024 inizia a dispiegare i suoi primi capitoli, l’onda lunga della campagna di Pro Vita e Famiglia contro la comunità LGBTQIA+ non mostra segni di cedimento.
Un fermento di attività che continua nonostante le crescenti voci di dissenso, e che – dopo le ultime vicende di Sondrio – trova nuova espressione nella recente apparizione di nuovi manifesti anti-gender a Como e Brescia. I messaggi riprendono le tematiche care alla ONLUS ultraconservatrice: la fantomatica teoria del gender, l’”indottrinamento” delle giovani menti da parte delle lobby gay e l’immancabile omobitransfobia.
Di fronte a queste provocazioni, Arcigay Como e Arcigay Brescia non sono rimaste in silenzio. Attraverso due post incisivi su Instagram, hanno espresso la loro posizione delineando un’elegante antitesi alle retoriche inconsistenti di Pro Vita.
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Nel 2023, Pro Vita ha sapientemente sfruttato un contesto politico e sociale già delicato per gettare benzina sul fuoco e posizionare una comunità LGBTQIA+ già sotto attacco al centro del dibattito, senza mai ascoltare la controparte.
Da gennaio a dicembre sono state ben 100 le invettive pubblicate sul blog di Pro Vita, in concomitanza con le iniziative pubbliche tra affissioni di manifesti, cortei e flash mob in ogni angolo dello stivale.
La questione non è tanto se la campagna di Pro Vita e Famiglia si placherà, ma come la società italiana sceglierà di rispondere e se la strategia sarà capace di sortire gli effetti desiderati.
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