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“Strike a Pose”: i ballerini di Madonna, oggi

"Strike a Pose" racconta 25 anni dopo come sono cambiate le vite dei ragazzi. Un storia di coraggio, tra AIDS e vogueing. Solo oggi e domani al cinema!

2 min. di lettura

Truth or Darein Italia meno poeticamente tradotto con A letto con Madonna, è un documentario diretto da Alek Keshishian uscito nel 1991 che racconta un’epoca: quella del Blond Ambition Tour, il più controverso della cantante, ma anche quella dei “90s kids“, dei ragazzi scelti da ogni parte del mondo per accompagnare la Material Girl in giro per il mondo con il suo tour. Un harem di ballerini disinibiti e talentuosi, che hanno contribuito a diffondere la febbre del “vogueing“, il ballo che imita in un tourbillon di pose plastiche e volteggi sinuosi le covergirls di Vogue, in tutto il mondo.

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Quel periodo, idillicamente dipinto nel documentario (che fece scalpore all’epoca per il linguaggio cinematografico utilizzato) ha però anche un’altra faccia, un risvolto della medaglia: le proteste per i propri diritti e la rivendicazione della libertà sessuale, ma anche lo stigma dell’HIV e dell’AIDS, percepiti in quell’epoca come “il cancro gay” e che decimarono la comunità con una rapidità e intensità sconcertanti. In questo senso, il documentario di Ester Gould e Reijer Zwaan Strike a Pose, uscito il 26 maggio, racconta la storia di una o molteplici sopravvivenze. Dopo i body e i glitter, i ragazzi di Madonna sono diventati degli uomini e hanno affrontato la vita. In Italia il film verrà mandato in alcune sale selezionate e distribuito da Nexo Digital: il 5 e 6 dicembrepotete trovare qui l’elenco di tutte le sale che lo trasmettono! > >

 

I sette ballerini protagonisti, sei omosessuali e uno etero (Luis Camacho, Oliver Crumes III, Salim Gauwloos, Jose Gutierrez, Kevin Stea, Carlton Wilborn e Sue Trupin), raccontano 25 anni dopo, in una reunion voluta da tempo, come sono cambiate le loro vite e i retroscena di quel periodo, che neanche in Truth or Dare vennero resi pubblici. C’è chi si è “reinventato”, in ossequio ai dettami della Ciccone, come cameriere o come drag queen, o chi continua a coltivare la passione del ballo, cercando di trasmettere ai giovani gli insegnamenti, di vita e di danza, appresi in quegli anni così incredibili. C’è chi ha abusato di alcol, chi di droga, chi ha perso tutto. C’è chi è morto di AIDS, come Gabriel Trupin, e chi ha tenuto dentro il segreto della propria sieropositività fino ad oggi. Fino al momento in cui il documentario non gli ha fornito la forza di uscire fuori.

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È questo che racconta “Strike a Pose”: una storia di coraggio, il coraggio di “esprimere se stessi” ed essere fieri di quel che si è anche grazie alle battaglie combattute in passato. Significativo è che, delle quasi due ore di lunghezza del film, Madonna compaia sporadicamente e solo nei primi 25 minuti: questa è la storia degli “altri”, e di come la loro forza può continuare a ispirarci.

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