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2 STAR, UNA DIVA IN CIABATTE

Tori Amos: in ‘Scarlet’s walk’ tocca tutti i lati del cuore. Tracy Chapman: in ‘Let it rain’ il suo impegno civile. Mina: ‘Veleno’ è l’ennesima cura del sonno di una ‘sciura’ fissata col figliolo.

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Se le popstar mettono in scena la versione moderna della commedia umana (proiettiamo su loro qualcosa che abbiamo, vorremmo o riconosciamo), Tracy Chapman è una star di prima grandezza. E paradossalmente, proprio nel suo presentarsi come clown triste, sfigata, loser, melanconica…

E’ il prototipo dell’ex compagna di liceo introversa, scontrosetta, sincera fino all’autolesionismo e con un cuore grande così. Per giunta, di colore, il che certo non l’avvantaggia. Non importa neanche se sia lesbica davvero o se moltissime donne omosessuali la vedano come immagine cult.

Ogni suo album è personale (come potrebbe essere diversamente?), la nuova tappa di una via crucis tutta interiore. E’ uscito Let it rain, album di denuncia, scritto da una donna che sa ancora accorgersi che nel suo paese, l’America, il più ricco del mondo è aumentato il tasso di povertà.

Come nell’album dei Soft Cell, il bersaglio è la TV, con i suoi ingredienti di successo: reality-show spazzatura, notizie spazzatura, pubblicità spazzatura, musica spazzatura. Eminem, Britney Spears, Limp Bizkit… roba imitata dai negri per far divertire i ragazzini.

Recentemente la piccola grande Tracy è stata a Roma in vacanza, e si è sorpresa di essere così popolare da noi che alcuni volevano invitarla a cena… E promette di ritornare per alcune tappe nel tour europeo 2003, che si svolgerà principalmente in teatri…ma date italiane non se ne vedono ancora. www.about-tracy-chapman.net

Dopo di lei, sono arrivate le più butch come kd Lang, Ani Di Franco, Melissa Etheridge… io ho ancora nel cuore la sua prima apparizione a Milano, anni fa per lo show-case del primo album, cantare "Talking about a Revolution" come potrebbe farlo un usignolo spaventato dall’atomica.

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La tigre cambia il look ma non il vizio. Sui giornali e in TV strombazzano tutti che "Veleno", il nuovo album di Mina sia qualcosa di nuovo, rivoluzionario, "davvero sentito" dalla nostra più grande voce (o quel che un tempo era tale). E qui su gay.it se ne parla perché Mina "piace ai gay" (si vede particolarmente capaci di sopportarne pigrizia e capricci ormai fuori da ogni tempo).

A me sembra l’ennesima cura del sonno ammannitaci da una sciura che arriva nello studio musicale in ciabatte, quando canta è sempre "bona la prima!", e si fida ciecamente del figlio come miglior arrangiatore possibile al mondo, anestetizzata da collaboratori piacioni.

Chi davvero vuol ritirarsi segue l’esempio di Garbo o Dietrich, e non si mette a cantare dal citofono. E non compare come colonna sonora di uno spot… con una canzone meravigliosa, eseguita in stile decisamente fuori luogo.

Anche le collaborazioni di "Veleno" si perdono nella melassa: Zucchero sembra suo zio, Daniele Silvestri un compositore di canzoni da pullman dell’oratorio, Ivano Fossati meglio ricordarlo in "Pensiero Stupendo", Zero è e resta tale.

C’è arrivata persino la Vanoni a fare il disco in coppia con i Delta V… la Caselli ha un ruolo da madre/Medea nella canzone italiana (piaccia o no)… Mina è ancora lì col figlio.

Consigliamo l’ascolto – per restare in Italia – dell’ultimo album di Nicola Conte, musicista di Bari che sta bene suonato anche a Tokyo o Nuova York. E ci consoliamo con Mina editorialista su "La Stampa" a favore dei PACS (clicca qui)

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Tori Amos è una ragazza che mantiene le promesse. Questo si può dire dopo aver ascoltato "Scarlet’s Walk". Questo disco ha molto da dire. E’ la cronaca di un ideale e visionario viaggio negli Stati Uniti post 11 Settembre, dalla West alla East Coast; e lo scorrere di località è occasione, oltre che d’incontri fantastici, di un esame interiore e di un’analisi storico/politica. L’arrivo a Washington le fa domandare se una nuova civiltà (come quella bianca) debba per forza sterminare quella precedente.

Il singolo di lancio "A Sorta Fairytale" suona un po’ Enya (è un complimento) ma poi Tori va per la sua strada, a confermare il suo karma: un po’ poetessa figlia dei nativi americani che canta terre che le sono state rubate (è indiana), un po’ ragazza battagliera che non teme il remix disco, un po’ Joni Mitchell.

Tra il resoconto per l’elaborazione del lutto dell’amico gay morto, o flash spirituali dall’Alaska a New Orleans, Tori tocca tutti i lati del cuore. E il disco non mette di stupire, per la sua onestà tutta personale. Vai, Tori… donna sensibile e molto molto speciale.

https://www.toriamos.com

di Paolo Rumi

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