IMPOTENTE CON LE DONNE

"Mi riconosco bisex, amo le ragazze e vorrei farmi una famiglia. Ma con loro non riesco ad avere l'erezione, mentre con gli uomini dopo l'orgasmo li rifiuto". Il parere dell'esperto.

IMPOTENTE CON LE DONNE - leo27 4 4 - Gay.it
7 min. di lettura

Salve.
Sono un ragazzo di 30 anni, sensibile, estroverso, idealista, sognatore, ecc., mi riconosco bisex, ma non mi sento gay. Ho un problema con le ragazze: con loro non riesco ad avere un’erezione. Quando mi capita di avere un approccio, il mio pensiero va subito al mio membro, e mi chiedo terrorizzato se avrò un’erezione… Puntualmente questa non c’è! Riesco al contrario ad eccitarmi con gli uomini, perché con loro non devo dimostrare nulla e allora mi è più facile lasciarmi andare. Con le donne mi sento sotto esame e mi blocco. Io le donne le amo realmente, sono la cosa più importante per me e alla fine il mio sogno è riuscire a farmi una famiglia, ma sto male non potendo avere una storia a causa di questo problema.
La mia infanzia non è da annoverare fra le migliori, piena di traumi com’è stata! Uno di essi credo abbia influito sul mio problema. Quando avevo 4 anni mia madre voleva andarsene di casa: ricordo la scena perfettamente, come se la stessi vivendo in quest’istante… Ricordo che mentre litigava con mio padre, teneva in braccio mio fratello più piccolo, io la chiamavo, ma lei non mi considerava. In quell’istante ho provato l’odio puro. Mi chiedevo perché portasse via con sé mio fratello e lasciasse me lì! Oggi amo mia madre, e ho capito cosa la spingesse a comportarsi cosi, ma non ho superato quel trauma dato che, se ci penso, ancora mi viene da piangere… Come collego questa storia al mio problema? In questo modo: penso che quella storia mi abbia portato ad avere sfiducia verso le donne, come se avessi paura a lasciarmi andare con loro per non essere nuovamente abbandonato e dover così soffrire.
Agli uomini non dò la stessa importanza, perché una relazione con un uomo so già in partenza che non ha futuro, dato che non è quello che voglio. Per inciso, quando mi capita di fare sesso con gli uomini, mi piace, ma subito dopo aver eiaculato avverto brutte sensazioni. Allora allontano il tipo col quale sono stato, mi rivesto e me ne vado. È come se con loro fosse una sorta di sfogo sessuale: dato che con le donne mi blocco almeno lo faccio con loro! È come se eiaculando realizzassi di stare a fare una stronzata!
Credo inoltre di essere una persona che cerca disperatamente di essere amata e da qualunque parte questo arrivi non mi importa, ma se avessi l’amore di un uomo so che non sarebbe una cosa appagante, completa, ma solo temporanea. Da due anni soffro di depressione, e sono in cura, sto decisamente meglio. La causa? Una relazione mancata con la donna della mia vita. Andava tutto bene, ma a causa del mio problema di erezione, ho dovuto tirarmi indietro ed inventare mille scuse in modo da allontanarla da me. Questo mi ha fatto, e mi fa ancora male, perché l’amo tantissimo, e questa impotenza mi fa impazzire… Vorrei sapere se il mio problema è risolvibile.
Ringrazio anticipatamente
Luca

Scusami se parto con delle domande, ma sono sorte in me spontaneamente dopo aver letto la tua lettera! Che significa: “mi riconosco bisex, ma non mi sento gay”?! Se sei bisex e vai a letto con gli uomini individui in te, vivi ed agisci la tua parte omosessuale! In fondo la bisessualità – parola con la quale ti definisci – cos’è se non la disposizione affettiva ed erotica di fondo di ognuno, all’interno della quale l’inclinazione omosessuale assume poi sfumature e profili diversi sulla base di una serie di fattori complessi? Mi colpisce la tua precisazione, così come il sottolineare che fare sesso con gli uomini è un “ripiego senza futuro”, una “stronzata”, qualcosa cui ricorri non potendo stare con le donne. Se i tuoi incontri erotici con gli uomini ti danno davvero così poco, cosa ti spinge a continuare a cercarli? Ti scegli partner da “una botta e via” oppure, come si può supporre da quanto scrivi, scappi nel momento in cui potresti avere vicinanza affettiva e calore? Che bisogno hai di squalificare un’esperienza che pure ti procuri, fosse solo, come dici tu, per uno “sfogo compensatorio” e temporaneo, e che risulta essere comunque una fonte di piacere, una occasione di incontro? Avresti potuto limitarti a riconoscere che nella tua complessità hai colto la possibilità di consentirti una forma relazionale alternativa ad un rapporto con il femminile per ora problematico!
Parli della tua disfunzione erettiva finora presente in ogni tentativo di avvicinare una donna, ed aggiungi che riesci al contrario ad “eccitarti” con gli uomini. È un’altra affermazione per me non chiara. Un uomo può essere eccitato e non avere necessariamente l’erezione. Vi può essere una gradualità in questo. L’erezione può non essere piena, o si può perdere, magari proprio perché si è molto eccitati e si riversano aspettative eccessive sul partner e/o su quell’incontro, perché non c’è ancora familiarità ed intesa con l’altro/a, o anche, ma più raramente, per una perdita più generale di desiderio. Non mi è chiaro cosa succede a te nell’avvicinarti ad una donna. Se per esempio avverti nel corpo eccitazione (pur non avendo l’erezione), o se ti “attivi” più pienamente solo nell’avvicinarti agli uomini e ti limiti ad investire le donne di un desiderio amoroso e di una sorta di adorazione.
Come vedi sono partito dal pormi domande squisitamente relazionali. Mi interrogo sul tipo di rapporto che hai al momento con gli uomini e con le donne. Considero inoltre la tua disfunzione erettiva come sintomo di una tua difficoltà relazionale più ampia, quale indice quindi di un disagio psicologico di fondo da esso solo indirettamente segnalato. Ho avuto già modo di scrivere in questa rubrica, parlando di eiaculazione precoce, che i sintomi inerenti l’area sessuale (e non solo) vanno letti nel loro significato relazionale, anziché affrontati con un approccio comportamentale teso semplicemente a farli scomparire. Helen S. Kaplan, nota terapeuta sessuale newyorkese, centrata maggiormente sull’aggredire il sintomo, fa riferimento all’eccesso di vulnerabilità allo stress (parola quanto mai abusata!) e all’eccitamento emotivo, quale fattore rilevante nella genesi di questo disturbo e propone tutta una serie di esercizi finalizzati a risolverlo: stimolazioni stuzzicanti, situazioni afrodisiache, proibizione del coito, ecc. (Kaplan, 1976; ed. or. 1974). Io penso invece che meno importanza dai al sintomo (almeno dopo averne acquisito il senso) e meglio è!
Intanto per rassicurarti dico che questa disfunzione è risolvibile quando è, come in questo caso, di natura psicologica, proprio spostando l’attenzione da essa e rivolgendola al modo di “fare contatto” di chi la manifesta (oggi si possono risolvere peraltro anche le forme di disfunzione erettiva dovute a cause organiche con il ricorso ad interventi chirurgici). Fisiologicamente il problema risiede in un impedimento al riflesso erettivo: non scatta lo stimolo vascolare in grado di pompare nei corpi cavernosi del pene abbastanza sangue da renderlo rigido ed eretto. Spesso ciò non avviene se si è tesi, se non ci si può lasciare andare al calore sperimentabile nel-contatto-con-l’altro/a. Il sangue che scorre nelle vene è il meccanismo fisiologico alla base della sensazione di calore! La tensione può derivare dalla mancanza di intimità e confidenza con il partner (se é un partner occasionale o conosciuto da poco), dal preoccuparsi di dover essere all’altezza della situazione e della prestazione, dalla paura che l’erezione non ci sia, dato che altre volte non è comparsa, e così via. Se continui a prestare eccessiva attenzione a “lui” lì giù, al fatto che si possa “svegliare” o no, finisci per privare il rapporto del piacere della conoscenza reciproca, della consapevolezza delle sensazioni e dell’accesso al vissuto di calore di cui sopra.
Dovresti guardare di più a cosa succede tra te e le donne e tra te e gli uomini. I pochi dati in mio possesso mi fanno pensare che gli uomini sono squalificati e le donne idealizzate. In entrambi i casi il contatto non si realizza a pieno! E questo mi sembra il dato centrale su cui riflettere, magari anche con il tuo terapeuta. Guardi al tuo futuro come fatalmente rovinato da un incontro mancato con la “donna della tua vita”. Dai in questo modo inevitabilmente troppo potere alle donne su di te, e forse più in generale sopravvaluti l’ambiente e gli altri rispetto a te stesso, ai tuoi bisogni e alle tue sensazioni. La depressione nasce spesso dagli introietti, da auto-imposizioni e convinzioni rigide. Su quelle che potrebbero condizionare te posso fare solo delle ipotesi. Potrebbe trattarsi di introietti volti ad accontentare e soddisfare sempre e comunque le donne: “Devo essere veramente bravo per essere accettato e amato da lei (anche se magari non mi va)!”, e condizionare il rapporto con il tuo stesso sesso: “Gli uomini sono stronzi e inaffidabili! Con loro non c’è futuro!”… Quest’ultimo potrebbe essere un introietto passatoti da tua madre. Chissà!? Tu sei stato deluso da lei a un certo punto, quando eri molto piccolo, lei deve essersi sentita molto delusa dal suo uomo. La maggior parte delle volte la nostra esistenza viene segnata più da un atteggiamento, un messaggio, una posizione psicologica reiterati, che non da un trauma pur doloroso subìto a un certo punto del nostro cammino.
Con queste ultime considerazioni non voglio dare per scontato che sei un “gay represso”. Ritengo che ognuno deve fare chiarezza in se stesso per gradi, anche se ciò può significare rimanere nel conflitto e nella confusione per un certo periodo. Lo psicoterapeuta può accompagnare, incontrare e sostenere, mostrare curiosità, lavorare per aiutare l’altro ad accrescere il proprio livello di consapevolezza, ma mai sostituirsi a lui con definizioni ed interpretazioni affrettate.
Tu dici di sentire una netta preferenza per le donne, e allora che senso ha per te avvicinarti agli uomini, farci l’amore, e poi andartene deluso e insoddisfatto? Le persone bisessuali – quelle che si definiscono stabilmente tali – traggono piacere dal rapporto con partner di entrambi i sessi, e cercano indifferentemente storie affettive con un uomini o donne, la preferenza può essere dettata dalla qualità di “quel contatto” o dal sentire cosa evolutivamente può essere più significativo in “quel momento”. Tu a riguardo sembri ancora confuso. Inizia a fare gradualmente chiarezza dentro di te. Se vai con gli uomini solo perché ti senti “piccolo” davanti a una donna, affronta le tue paure, fatti aiutare a crescere, a sentirti alla “pari” di fronte a una possibile compagna. Se invece davvero ti piacciono anche gli uomini, e il problema di fondo è nell’avere difficoltà a lasciarti andare a un incontro pieno con un essere umano, uomo o donna che sia, prova a guardarti le tue ansie rispetto a questo! Se infine dovessi sentire che in una relazione omosessuale non stai così male, che vi puoi trovare una intimità non circoscritta al sesso, uno scambio, una opportunità di crescita, fidati dei tuoi sentimenti e dei tuoi desideri, non negarli solo perché essi non sono ancora del tutto legittimati socialmente.
Giuseppe Iaculo

di Giuseppe Iaculo

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