Non è facile, spesso, per dei genitori accettare la relazione omosessuale del figlio. Ma a volte, le reazioni di rifiuto arrivano a degli eccessi advvero poco comprensibili. Pablo Lapi, chimico italo-argentino, è stato accanto al suo Gianni per dieci anni, fino all’ultimo momento, arrivato cinque anni fa, quando Gianni è morto per complicazioni legate all’Aids. Ma anche dopo la morte del figlio, i genitori hanno sempre rifiutato la presenza di Pablo, arrivando alle aggressioni di sabato scorso.
Pablo si era recato al cimitero, sulla tomba del compagno: "Stamattina davanti alla tomba di Gianni c’erano anche i genitori, che appena mi hanno visto hanno cominciato ad insultarmi – spiega – Mi hanno inseguito anche fuori dal cimitero tra l’indifferenza della gente, urlando che mi avrebbero spaccato la faccia". Pablo è riuscito a scappare per miracolo, chiedendo aiuto alle forze dell’ordine.
Ora ha sporto denuncia all’ufficio dei carabinieri di Desio. Ma da anni deve affrontare l’inimicizia dei genitori di Gianni: anche mentre stavano insieme, nonostante la loro unione fosse ben cementatta ("era una famiglia" dice), da loro non c’è mai stato altro che scherno e rifiuto. E la morte del figlio ha persino aggravato la situazione, a causa dell’Aids mai accettato ma visto come una conseguenza della relazione del figlio.
"E’ incredibile che le persone come me debbano vivere una tale condizione di intolleranza – dice – Io vorrei che la gente fosse più sensibilizzata ed informata nei confronti dei gay". Già subito dopo la morte del compagno, Pablo si era mobilitato epr chiedere riconoscimento alle autorità, inviando delle lettere in cui raccontava la sua esperienza a tutte le forze politiche: "Mi risposero tutti – ha detto oggi – per ringraziarmi di aver sollevato il problema"
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