In occasione dell’anniversario dell’epidemia di AIDS – il 5 giugno – il presidente americano Joe Biden ha fatto una dichiarazione, ricordando sia coloro che hanno perso la vita sia i medici che per primi hanno affrontato la crisi. Nel discorso, ha parlato “dell’instancabile dedizione degli attivisti, ricercatori scientifici e professionisti medici che hanno affrontato anni di abbandono, discriminazione, allarmismo e azioni limitate da parte di funzionari governativi e del pubblico“.
A 40 anni dallo scoppio dell’epidemia, il presidente ha anche nominato il dottor Harold Phillips come nuovo direttore dell’Ufficio della Casa Bianca per la politica nazionale sull’AIDS, un posto rimasto vacante per tutto il mandato di Trump.
40 anni di AIDS
Sono passati 40 anni da quel 5 giugno 1981, quando in California i medici venivano a contatto per la prima volta con cinque persone affette da un’infezione mai vista prima. Non sapevano che dovevano combattere contro il virus dell’HIV. Non sapevano di avere davanti le prime vittime dell’AIDS.
Quella che sembrava una malattia che interessava solo le persone omosessuali è diventata in poco tempo un’epidemia globale, che ancora oggi è presente e per la quale non esiste una cura in grado di debellare definitivamente il virus.
I piani di Biden per combattere l’HIV
Joe Biden ha dichiarato:
Quaranta anni fa oggi, cinque giovani uomini di Los Angeles venivano confermati come i primi pazienti noti colpiti da una malattia che il mondo avrebbe poi conosciuto come AIDS.
Nei decenni successivi, più di 700.000 americani e 32,7 milioni di persone in tutto il mondo sono stati persi a causa di malattie legate all’AIDS – un bilancio umano straziante che ha devastato in modo sproporzionato le comunità LGBTQ+, le comunità di colore e le persone svantaggiate ed emarginate in tutto il mondo.
Nonostante questo, l’America è cresciuta fino a diventare una forza trainante nella lotta per porre fine alla crisi dell’HIV.
A fronte di questo impegno, Biden ha dimostrato ancora una volta di tenere alla salute dei cittadini americani, aumentando i fondi del programma “Ending the HIV Epidemic” di 267 milioni di dollari. I soldi stanziati da Trump erano meno della metà. Inoltre, l’American Rescue Plan prevede altri 250 milioni di dollari come sostegno dell’impatto del Covid sulla ricerca di un vaccino per l’HIV. Gli sforzi su questo campo hanno già salvato la vita a un numero di persone che si stima si aggiri attorno ai 20 milioni.
Nel piano PEPFAR di Biden prevede il ricorso per tutti alla PrEP, come l’accesso ai servizi di cura senza discriminazioni e campagne di informazione.
Nonostante i progressi che abbiamo fatto, il nostro lavoro non è ancora finito. In onore di tutti coloro che abbiamo perso e di tutti coloro che convivono con il virus – e gli altruisti caregiver, sostenitori e persone care che hanno contribuito a sostenere il fardello di questa crisi – dobbiamo dedicarci nuovamente alla riduzione delle infezioni da HIV e dei decessi correlati all’AIDS.
Dobbiamo continuare a responsabilizzare ricercatori, scienziati e operatori sanitari per garantire un accesso equo alla prevenzione, alla cura e al trattamento in ogni comunità, in particolare per le comunità di colore e la comunità LGBTQ+.
Il problema per Biden sta nel fatto che dovrà riattivare l’ufficio dedicato appunto all’epidemia di AIDS e alla ricerca che Trump aveva ignorato, abbandonando di fatto migliaia di persone sieropositive.
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