Amazon è nota per essere una delle aziende dell’IT più friendly in assoluto, insieme ad Apple e Google. La ragione, oltre ai diritti riconosciuti ai dipendenti lgbti, è che la sua policy prevede che l’azienda non possa fare donazioni ad associazioni che, tra l’altro, promuovano discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Almeno formalmente.
Quello che è emerso, però, è che deve esserci stato qualche intoppo perché pare proprio che tra gli enti che beneficiano delle donazioni dell’azienda guidata da Bezos ci siano anche l’ormai sciolta Exodus (che faceva riferimento alla famigerata chiesta di Westboro, entrambe ormai chiuse), la National Organization for Marriage (in prima linea contro il matrimonio egualitario) e i Boy Scout of America (sempre al centro di polemiche per le loro regole contro il coming out dei loro associati).
La cosa peggiore è che ad una precisa richiesta della GLAAD, Amazon ha risposto che non avrebbe rimosso i Boy Scout dalla sua lista perché non sono contemplate come associazione discriminatrice nell’elenco del Southern Poverty Law Center. Domani la Glaad Sarà a Seattle per lanciare una petizione con la quale chiede ad Amazon di uniformarsi alla sua stessa policy. A quel punto starà all’azienda dimostrare quanto crede nei principi che s’è data.
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