Un uomo gay ha accusato di discriminazione il personale medico, stavolta però non si tratterebbe di omofobia.
Nel weekend a Civitanova Marche un uomo ha chiamato il pronto soccorso per assistere il proprio compagno, che era preda di quella che sembrava essere shock anafilattico. All’arrivo dell’ambulanza però il giovane avrebbe inveito per il tempo impiegato dai soccorritori, accusandoli di aver ritardato per omofobia.
La situazione si è poi aggravata quando i medici hanno deciso per il ricovero del compagno in neurologia per approfondimenti diagnostici. Al rifiuto di far salire l’uomo sul mezzo di soccorso, come da prassi, i paramedici hanno dovuto chiedere l’intervento dei Carabinieri per calmarlo.
La legge prevede infatti che sull’ambulanza, per la guida a tratti anche rischiosa del mezzo, non possano salire altri soggetti che non siano il paziente e il personale medico. Uniche eccezioni un genitore, se il paziente è minorenne, o un tutore nel caso in cui fosse assistita una persona non autosufficiente. Tutte le altre occasioni in cui viene consentita la salita sul mezzo è una irregolarità che avviene a discrezione del conducente e dei soccorritori.
Resta da chiarire se non ci siano altri elementi che giustifichino l’accusa di omofobia al personale medico: “Per una corretta ricostruzione dei fatti aspetto la relazione del medico di turno – dice il direttore sanitario Massimo Palazzo al Resto del Carlino – ma tutti sappiano che un ospedale non fa distinzione sugli orientamenti sessuali dei pazienti e il soccorso lo porta alla persona”. L’uomo per il momento è stato denunciato per interruzione di pubblico servizio.
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