Riuscire ad incastrare il sottobosco leather della Grande Mela dei primi anni ’80 con la violenza omofoba che imperversava in quegli anni, l’indifferenza della polizia e delle istituzioni nei confronti dei gay brutalmente ammazzati e uno sconosciuto virus arrivato da chissà dove che sterminò un’intera comunità, portando con se stigma, morte e distruzione di intere famiglie.
L’undicesima stagione di American Horror Story, New York, è forse la migliore di sempre tra quelle realizzate da Ryan Murphy e Brad Falchuk, per coraggio e amalgama, bilanciamento e gestionre di una realtà che ha segnato la storia contemporanea, ovvero il virus dell’hiv con conseguente piaga dell’AIDS.
Tutte le puntate di American Horror Story: New York sono finalmente in arrivo anche in Italia, su Disney+ a partire dal 28 dicembre, con i primi 3 episodi in streaming, per poi proseguire a cadenza settimanale.
L’intera stagione si svolge nella Grande Mela dei primissimi anni ’80, con una serie di spaventosi omicidi che affliggono la comunità gay. Russell Tovey e Joe Mantello interpretano Patrick e Gino, agente di polizia non dichiarato il primo e giornalista attivista LGBTQI+ il secondo, romanticamente coinvolti. Charlie Carver fa il suo debutto in AHS nei panni di Adam, ragazzo gay che indaga sulla scomparsa del suo migliore amico Sully (Jared Reinfeldt), mentre Isaac Cole Powell e Zachary Quinto interpretano Theo, fotografo di aitanti uomini gay, e Sam, suo manager e fidanzato. Sandra Bernhard interpreta Barbara, leader di una cricca di lesbiche che chiede maggiore visibilità per le donne queer nella rivista di Gino. Patti LuPone, infine, è una cantante d’altri tempi che canta dal vivo in saune gay, mentre un uomo muscoloso con maschera di pelle chiamato “Big Daddy” terrorizza la comunità della città.
Altro non aggiungiamo, onde evitare spoiler, ma vi basti sapere che le ultime due puntate sono straordinariamente struggenti, e bellissime, nel raccontare un assassino che in quegli anni uccise come mai nessun altro killer. A differenza di tante, troppe stagioni passate, Murphy e Falchuk non hanno “svaccato” nel finale, perdendosi malamente dopo aver esageratamente seminato. Anzi. Gli ultimi episodi diretti da Jennifer Lynch, figlia di David, e Our Lady J, sono sorprendentemente perfetti nel mettere un punto ai quesiti rimasti ancora intatti, con Charlie Carver non solo tra i protagonisti ma anche co-sceneggiatore di ben 4 episodi su 10.
Anche sul fronte recitativo, va detto, AHS: NYC è una piacevole sorpresa. Joe Mantello, regista di The Boys in the Band, è impeccabile nell’interpretare un giornalista che fa di tutto per smascherare un killer che sta seminando il terrore in città, così come il bel Russell Tovey, al suo esordio assoluto in una produzione targata Ryan Murphy, senza dimenticare l’iconica Patti LuPone che torna a cantare divinamente, il fascinoso Isaac Cole Powell e il solito mefistefelico Zachary Quinto.
Se la ‘qualità’ di American Horror Story sembrava ormai da tempo esauritasi, New York ha rilanciato in grande stile la serie antologica FX con la stagione più sessualmente esplicita, visionaria e soprattutto spaventosa tra quelle fino ad oggi realizzate, perché ancorata a una realtà tristemente vissuta da centinaia di migliaia di persone, regalando ai suoi fan l’Angels in New York di Ryan Murphy e Brad Falchuk.
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