Nel 2022 è toccato ad Elodie, nel 2023 a Paola e Chiara e questo è l’anno di Annalisa. L’artista ligure, come noto, è stata nominata madrina del Roma Pride che si terrà il prossimo 15 giugno. Una scelta che cade in un anniversario importante per la manifestazione, giunta alla trentesima edizione. Si preannunciano, dunque, festeggiamenti in pompa magna. Ma come l’ha presa la comunità queer?
Proprio perché una comunità racchiude un certo numero di persone, è naturale (e anche giusto) che convivano punti di vista diversi. Se la maggior parte ha esultato per l’arrivo di Annalisa al Roma Pride, c’è anche chi ha storto il naso argomentando il proprio dissenso. La motivazione più ricorrente, almeno leggendo i commenti espressi in queste settimane sui social, sta nel fatto che alcuni avrebbero preferito una persona queer. Il nome più gettonato è quello di BigMama.
Sono onorata di poter dare il mio contributo in questa giornata così importante!
Celebrare insieme i 30 anni del Pride Roma sarà speciale, e soprattutto un’occasione unica per attirare l’attenzione ancora una volta sui diritti della comunità Lgbtqia+ e di tutti.
Sarà una grande… pic.twitter.com/MTBbwaXTJ4— ANNALISA (@NaliOfficial) March 28, 2024
Non si sarebbe trattato di una scelta volta a escludere cantanti eterosessuali, ma un modo per rendere onore al vero significato del Pride stesso, nato come atto di ribellione e protesta: “Sinceramente anche meno. Sei dichiaratamente eterosessuale. Il pride non è una festa, o almeno non solo, è un giorno di lotta per tantə di noi” ha commentato qualcuno sotto il post con cui la popstar ha annunciato la partecipazione all’evento, “Non è un evento per la ‘libertà personale’, è uno dei tanti modi che abbiamo per ricordare le persone che questa società ha ucciso a causa dell’orientamento sessuale e/o genere non conforme. Avresti potuto ringraziare gentilmente e declinare l’invito e farti da parte lasciando spazio a chi subisce violenza tutti i c***o di giorni”.
Pensiero simile a quello espresso da un altro utente: “Perché dobbiamo avere come madrina l’ennesima cantante del momento? Non sarebbe meglio prendere una persona della nostra comunità come a Bari che hanno scelto Bruna, donna transgender e straniera pestata dalla polizia in quanto tale? Ha perso il suo essere una protesta il Pride”. E ancora: “Mi sono stufata di essere rappresentata da persone che non c’entrano niente con ciò che possiamo vivere o che non fanno nessuna vera battaglia. Canti pop e sei carina? E sti c***i”.
Il (presunto) non prendere parte alla causa queer è l’altro punto sul quale insistono coloro che si dicono contrari alla presenza di Annalisa al Roma Pride: “Qualcuno sa dirmi quello che ha fatto, ad oggi, Annalisa per la comunità LGBTQIA+? A parte le ultime canzoni che passano in discoteca. Qual è il suo contributo alla causa?”. Non sono in pochi a ricordare che, in realtà, la cantante da tempo si espone su questioni che stanno a cuore alla comunità. Forse in modi meno eclatanti di altri, ma questo atterrebbe più alla sua natura caratteriale.
C’è chi cita un verso di un suo vecchio brano, Il diluvio universale: “L’amore non è una colpa non è un mistero non è una scelta non è un pensiero”, chi ricorda dichiarazioni fatte anche ben prima del suo exploit degli ultimi due anni e gesti simbolici durante i concerti. “È sempre stata vicino alla comunità Lgbtqia+, non è che adesso solo per un posizionamento d’immagine usa questi eventi e queste tematiche. Felice di andare a Roma quel giorno anche per lei” fa sapere un sostenitore.
E spunta un tweet del 2021, quando il DDL Zan fu affossato al Senato, in cui la cantante esprimeva tutto il proprio sdegno:
Trovare le parole per commentare ciò che è successo oggi rimanendo civili per me è impossibile. Scrivo queste poche righe solo per far sapere che mi vergogno tanto e che tutto ciò non mi rappresenta, così come non rappresenta la società e la realtà di oggi.
Trovare le parole per commentare ciò che è successo oggi rimanendo civili per me è impossibile. Scrivo queste poche righe solo per far sapere che mi vergogno tanto e che tutto ciò non mi rappresenta, così come non rappresenta la società e la realtà di oggi #DDLZan
— ANNALISA (@NaliOfficial) October 27, 2021
Di questi temi il sottoscritto aveva avuto modo di parlare con la stessa Annalisa già nel 2016. In occasione del lancio del disco Se avessi un cuore, interrogata sull’omonimo brano che sembrava essere la colonna sonora perfetta per l’approvazione della legge sulle unioni civili giunta proprio in quel periodo, la popstar rispose:
Mi piacerebbe davvero tanto che fosse così e sono contenta che tu me lo dica perché sicuramente c’è anche questo nel discorso che faccio in Se avessi un cuore, ma c’è pure tanto altro: è una riflessione più ampia sull’individuo. Penso che la diversità, di qualunque tipo essa sia, non esista e debba essere vista come ricchezza. Certamente nel brano si capisce ciò che penso circa le unioni civili, non ne ho mai fatto mistero e continuo a non farne, ma in generale si tratta di essere sensibili e intelligenti.
Infine, c’è chi fa notare una vicinanza naturale della cantante alla comunità queer già solo per il fatto che una larga fetta della sua fanbase ne faccia parte (discorso che naturalmente vale anche per molte sue altre colleghe). Una vicinanza che negli ultimi anni è diventata anche musicale, con inni che esorcizzano le delusioni d’amore sulla pista da ballo come nella miglior tradizione di musica pop tanto amata dalla comunità LGBTQIA+. Artiste e icone queer come Raffaella Carrà, Rettore, Nada – con cui ha recentemente duettato durante la tappa milanese del tour – e Patty Pravo sono da sempre nel cuore di Annalisa, che non ha nascosto di essersi ispirata a loro nel lavorare al suo ultimo disco.
“Sono onorata di poter dare il mio contributo in questa giornata così importante. Celebrare insieme i 30 anni del Roma Pride sarà speciale e soprattutto un’occasione unica per attirare l’attenzione ancora una volta sui diritti della comunità Lgbtqia+ e di tutti” ha scritto Annalisa sui social. “Sarà una grande festa in onore della libertà di essere, concetto per me centrale nelle canzoni e nella vita, per una società che possa dirsi civile. Quindi grazie immensamente per questo invito che mi emoziona e riempie di orgoglio come poche cose al mondo”.
E il grande popolo del Pride si prepara a far tremare Roma al suono di hit come Bellissima, Mon amour e la più recente Sinceramente, scelta come inno della manifestazione.
Qui le date di tutti i Pride 2024 in Italia, lista costantemente aggiornata.
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