Uno studente di 22 anni è stato arrestato e condannato ad Hammam, in Tunisia, ad un anno di carcere per omosessualità da un tribunale. Lo ha rivelato la sua avvocata, Fadua Braham, aggiungendo che avrebbe subito presentato ricorso questa sentenza, supportato da alcune associazioni locali.
Arrestato il 6 settembre nella regione di Hammam-Sousse, il giovane è stato interrogato in relazione ad un caso di omicidio, essendo stato trovato il suo numero sul telefono della vittima, ha dichiarato all’AFP (l’agenzia di stampa francese) l’avvocata Fadua Braham. Durante l’udienza, lo studente ha negato ogni coinvolgimento nella morte, ma ha ammesso di aver avuto, in passato, avere rapporti sessuali con quella persona. A quel punto, come ha rivelato l’avvocata, il suo cliente è “stato, contro la sua volontà, sottoposto ad un esame anale.”
Il ragazzo è stato quindi condannato martedì scorso dal giudice di Sousse a un anno di carcere per omosessualità.
Raggiunto attraverso il suo avvocato, il giovane tunisino ha risposto ad AFP: “Non capisco il motivo per cui sono stato condannato (…) o perché sono stato detenuto per sei giorni senza poter contattare il mio avvocato. Voglio uscire e riprendere la vita normale. Mi chiedo come farò ora con i miei studi e il mio lavoro. Io non voglio essere rifiutato dalla società. “
Questa vicenza è stata fortemente denunciato da ONG locali, tra cui l’Associazione tunisina per le minoranze e l’associazione “Shams“. Quest’ultima, peraltro, recentemente ha lanciato una campagna online proprio contro questi “test anali” che sarebbero purtroppo molto frequenti in Tunisia dove l’articolo 230 del codice penale rende ancora punibile con tre anni di reclusione l’omosessualità maschile e femminile.
Sulla vicenda è anche intervenuta l’organizzazione per i diritti umani “Human Rights Watch“. “Le autorità tunisine – ha chiesto l’ONG internazionale – devono revocare immediatamente la sentenza nei confronti del giovane e rilasciarlo. Il parlamento della Tunisia dovrebbe abrogare l’articolo 230 codice penale, che criminalizza la sodomia e la punisce con tre anni di carcere. La polizia dovrebbe anche cessare ogni tipo di esami anali a carico di persone sospettate di atti omosessuali e di utilizzarli nei processi. Tali esami sono invadente, invasivi e consistono in trattamenti crudeli, inumani e degradanti che violano il diritto internazionale. Gli esami anali forzati, tanto più se fatti dalle forze dell’ordine, l’etica medica e sono stati riconosciuti come una tortura dal Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura.”
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