Un altro medico italiano prende posizioni sulla cura dell’omosessualità. Si tratta di Italo Carta, ordinario di psichiatria e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria all’Università degli studi di Milano che sulla rivista cattolica Tempi teorizza una "distruzione della salute mentale della società intera" nel caso venissero approvati i matrimoni gay.
Lo spunto per il professore è quello della recente sentenza della Cassazione per cui le coppie gay fanno ormai parte integrante di una società che è molto cambiata nel tempo. «Ho curato e curo molti omosessuali e ritengo che, se proprio vogliono mantenersi in questa condizione di coppia, possano ricevere certe tutele. Ma che il matrimonio naturale sia così minacciato è una violenza distruttiva per la salute mentale della società intera».
A proposito dei figli di coppie gay, Carta parla di un atteggiamento «tracotante» di chi vuole fare una famiglia con una persona dello stesso sesso: «non solo chiedo di non essere discriminato ma pretendo di generare, con tecniche violente e artificiali, e poi pure di allevare, un innocente in un contesto che non gli farà sicuramente del bene».
Poi la confessione: «Nei miei 50 anni di lavoro ho seguito tanti omosessuali. Sono aumentati moltissimo negli ultimi anni. La scienza e l’esperienza dicono che non c’è alcun difetto di natura in loro. Non esiste l’omosessualità naturale, non è iscritta nel Dna. L’omosessualità è un’elaborazione della psiche di modelli affettivi diversi da quelli verso cui la natura normalmente orienta. Questa tendenza è del tutto reversibile. Io mi sono scervellato per anni, ho letto molto su come si può correggere questa tendenza, il problema è che spesso, pur vivendo un disagio, molti di loro non vogliono correggersi».
Alla domanda del giornalista che chiedeva "Ma perché gli omosessuali non si accontentano dei diritti che già hanno e nutrono tanto livore nei confronti di chi asseconda le norme naturali?", lo psichiatra ha infine risposto: «Il loro livore è reale. Sono arrabbiati e frustrati. Spesso proprio per delle ferite che si portano addosso scaricano la sofferenza su un punto che individuano come la causa di essa. Anche se di fatto non lo è. Così, però, loro continuano a soffrire e fanno soffrire anche altri imponendo loro la menzogna pur di ottenere quello che pensano gli risolverà la vita. Io lavoro per attenuare il loro disagio che è reale, ma non posso in alcun modo giustificare la violenza distruttiva dell’ideologia che nega l’evidenza e violenta i più deboli.»
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