Un calciatore gay della Premier League è entrato in terapia perché teme di essere “crocifisso” nel caso in cui dovesse trovare il coraggio di fare pubblicamente coming out. Il giocatore senza nome ha parlato della propria esperienza personale ad Amal Fashanu, nipote del primo calciatore dichiaratamente gay del calcio inglese, Justin Fashanu, uscito pubblicamente nel 1990 e morto suicida nel 1998.
Da allora sua nipote Amal si è dedicata all’inclusione e alla diversità nello sport, creando la Fondazione Justin Fashanu per aiutare i calciatori queer. Ora è in contatto con un certo numero di giocatori della Premier League che sono segretamente gay. Parlando con il The Sun, il calciatore senza nome ha dichiarato: “È il 2021 e dovrei essere libero di dire a tutti chi sono. Ma ci sono tifosi sugli spalti convinti che siamo ancora gli anni ’80. Vorrei aprirmi con le persone perché è quello che sono e ne sono orgoglioso. Ma la verità è che se dovessi farlo verrei crocifisso. Quando gioco, sento che i fan potrebbero intuire la mia omosessualità, mi sento giudicato”, ha proseguito il calciatore del mistero. “Tutto questo mi ha mentalmente destabilizzato. È terrificante”.
La candida ammissione del giocatore arriva un anno dopo quella di due altri calciatori della Premier League, che hanno detto sempre ad Amal Fashanu di aver fatto comng out in famigli e con gli amici ma non pubblicamente.
“Ma la realtà è che l’omofobia, soprattutto online, è più diffusa che mai”, ha sottolineato Amal. “Dobbiamo proteggere questi giocatori”. “Sono in costante dialogo con la FA su cosa fare ma, sfortunatamente, è una situazione senza precedenti, quindi è difficile mettere in atto misure per una situazione che non si è ancora verificata”. Nel maggio 2020, Amal Fashanu ha dichiarato al The Sun che almeno cinque famosi calciatori che giocano nel Regno Unito sono gay. L’attivista è convinta che un giocatore di peso farà coming out nei prossimi cinque anni, ma tutti hanno paura di essere il primo, quello che infrangerà il tetto di cristallo.
“Nessuno vuole essere il primo. Nella loro mente questi ragazzi sono intrappolati, si vergognano. Pensano che la società non li accetterà, quindi vivono le loro vite in segreto. È triste che questo debba accadere. Ma quel primo sarebbero un pioniere”.
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