I politici apertamente LGBTQ+ sono certamente in un periodo storico di massima rappresentanza: sono visibili in un modo che non si era mai visto prima. Questo si rivela fondamentale: i politici che hanno fatto coming out inviano il messaggio potente che anche le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali possono vincere le elezioni e rappresentare la società.
Le recenti e storiche vittorie dei politici LGBTQ+ sono una testimonianza dell’eccezionale talento e delle qualità che posseggono, nonostante i grandi ostacoli che hanno dovuto affrontare.
Le discriminazioni che vivono i candidati LGBTQ+ secondo una recente ricerca
Una ricerca pubblicata da Gabriele Magni e Andrew Reynolds su The Journal of Politics mostra che i candidati lesbiche, gay e transessuali (lo studio non include quelli bisessuali) devono ancora affrontare discriminazioni da parte degli elettori durante le competizioni elettorali nel Regno Unito, negli Stati Uniti ed in Nuova Zelanda. Questo nonostante nel 2020 gli USA abbiano eletto l’amministrazione più rainbow di sempre, mentre Regno Unito e Nuova Zelanda abbiano tra i membri del Parlamento molte persone della comunità LGBTQ+.
I dati raccolti, su un campione di oltre 4000 intervistati, hanno mostrato che, a causa di veri e propri pregiudizi, di preoccupazioni sull’eleggibilità e del fatto che i candidati LGT vengano visti come “più liberali”, c’è molta più difficoltà per loro di conquistare i seggi.
In particolare, i candidati gay, rispetto alle persone di orientamento eterosessuale, affrontano le seguenti penalizzazioni: 6,7 punti percentuali negli Stati Uniti (il Paese con maggiore ostilità verso le persone LGBTQ+); 4,6 punti percentuali nel Regno Unito; 3,3 in Nuova Zelanda. Le candidate lesbiche, invece, subiscono penalizzazioni di 2,6 punti percentuali rispetto agli uomini gay. Lə candidatə trans* sono coloro che riscontrano i maggiori livelli di pregiudizio in tutti e tre i Paesi: “la loro penalizzazione rispetto ai candidati cisgender è dell’11% negli Stati Uniti, del 10,7 nel Regno Unito e dell’8,5 in Nuova Zelanda“.
Secondo la ricerca, non tutti gli elettori però penalizzano i candidati LGT. I sostenitori dei partiti di sinistra non penalizzano in modo significativo i candidati gay, mentre gli elettori di destra lo fanno fortemente. Le differenze sono più forti negli Stati Uniti, il che può essere spiegato dalla maggiore ostilità del Partito Repubblicano nei confronti dei diritti e dei candidati LGBT, rispetto ai partiti conservatori nel Regno Unito e in Nuova Zelanda. Ad esempio, il Partito Conservatore del Regno Unito aveva, durante il periodo della ricerca, tanti parlamentari apertamente gay e lesbiche quanto il Partito Laburista.
In Italia i candidati LGBT+ sono discriminati?
Per le elezioni amministrative in Italia, che si terranno nel mese di ottobre, sono già diversi i candidati LGBT+ di cui ci è giunta notizia.
Come è la situazione nel nostro Paese? Quali ostacoli dovranno affrontare i candidati LGBT+ alle elezioni e da parte di chi? Scrivicelo nei commenti.
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Finché i candidati italiani sono Crocetta, Scalfarotto e Spirlì… Non hanno neanche bisogno di essere penalizzati ulteriormente…