PISA. Lo scorso martedì, il liceo scientifico Ulisse Dini – uno dei più antichi e quotati a livello nazionale – è stato occupato. La motivazione sembrerebbe essere la carenza di aule e l’estensione dell’orario ordinario, dovuti alla nuova organizzazione post-pandemica, ma ciò che ha scosso la già esasperata situazione è la mancata attivazione della carriera Alias per uno studente del Liceo, quindi il mancato riconoscimento della sua identità.
Le carriere Alias sono una documentazione identitaria provvisoria, valida durante il percorso di studi per la popolazione trans*, non binaria o non conforme. Per Gay.it abbiamo intervistato, alcune settimane fa, Nera Prota, Docente di Scenografia per l’Accademia di Belle Arti di Napoli, che ha spinto il suo Istituto ad adottare le carriere Alias. È stata lei a spiegarci che questi dispositivi normativi “nascono per supplire a una carenza legislativa gravissima”,
“La legge che aspettiamo da sempre consisterebbe nell’attuazione di un sistema normativo in grado di fornire alle persone in transizione dei documenti provvisori che possano sostenerci nell’affermazione identitaria, validi su tutto il territorio”.
Geremia, ragazzo transgender di 17 anni e studente del liceo Dini di Pisa, ha richiesto, con il supporto dei suoi genitori e dei compagni, l’attivazione della carriera alias – per proseguire gli studi vedendosi riconosciuta la sua vera identità e il nome da lui scelto. La richiesta, neanche a dirlo, è stata respinta, perché a quanto pare avrebbe “urtato la sensibilità di alcuni docenti“.
“È assurdo che uno studente non possa veder riconosciuta la propria identità perché qualche professore potrebbe rimanere turbato dal cambiamento, come ha sostenuto la Preside (Adriana Piccigallo ndr)”, ha dichiarato Samuele Badalassi, uno dei rappresentanti d’istituto del Dini.
“Dopo le nostre proteste, la Dirigente ha fatto un passo avanti: ha detto che la questione sarà discussa al prossimo consiglio d’istituto, il 13 dicembre. Speriamo non sia un modo per tirarla per le lunghe”.
A Geremia è arrivata la solidarietà anche da Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, che sul caso ha annunciato un’interrogazione al ministro Patrizio Bianchi: “Sostenere che l’istituto non è pronto per la carriera Alias è imbarazzante e inaccettabile. La scuola deve favorire l’inclusione, sempre. Il ministero dell’Istruzione attivi una verifica sul Dini“.
“È proprio dalle scuole che dovrebbe partire il cambiamento su questi temi”, ha osservato Andrea Aretini della Rete pisana degli Studenti Medi.
La comunità LGBTQIA+ pisana non vive uno sei suoi periodi migliori. Il sindaco leghista, Michele Conti – in carica dal 2018 – ha più volte preso decisioni ostili e controverse: pochi mesi dopo la sua elezione ha messo un freno a qualsiasi politica a favore delle persone legbtqia+ e nel 2020 la sua Amministrazione ha votato a favore di una mozione contraria alla legge contro l’omotransfobia.
Negli ultimi tre anni, Pisa ha visto più volte attaccate tutte le diverse sacche di resistenza al suo interno – che fanno di una città, un territorio sano di scontro e di dibattito. Molti centri sociali sono stati sgomberati e molte associazioni lgbtqia+ si sono trovate costrette a cessare la propria militanza. PINKRIOT è uno dei pochissimi comitati attivi su Pisa e altre città vicine.
La protesta degli studenti del liceo scientifico Dini è un faro di speranza nell’avverso e opaco clima pisano. La Generazione Z sembra dare nuova linfa all’inaridimento della nostra società, e la Scuola dovrebbe iniziare a supportare gli studenti e facilitare il loro percorso. Durante la sopracitata intervista a Gay.it, la Docente Nera Prota ha dichiarato:
“Ciò che avverto come compito istituzionale è creare degli spazi sicuri di dissenso all’interno dell’Accademia, in questo momento ritengo sia necessaria una zona sicura in cui manifestare la propria visione che sia essa anarchica, transefemminista, intersezionale o semplicemente artistica. Rivendicare con forza il diritto al dissenso è una delle priorità dei giovani”.
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