La Somalia sta risentendo della peggiore siccità del decennio.
Un’incursione climatica che ha colpito più del 90% del territorio, lasciando morte per strada animali morti e in decomposizione (quasi più di 700.000 cammelli, capre, pecore, e bovini), mentre più di 450mila persone abbandonano le proprie case, alla ricerca di cibo e acqua. “Per tre anni non abbiamo visto pioggia” racconta a Save The Children, Aamina, contadina 50enne: “Non posso prevedere cosa accadrà dopo, ma non credo che potremo mai tornare indietro perché non abbiamo nulla. Se ci ammaliamo, non possiamo fare nulla. Ora serve un riparo migliore e se avremo un sostegno potremmo provare a ricominciare in città. Questo è il mio più grande desiderio ora”.
Mohamud Mohamed Hassan, direttore di Save The Children per la Somalia, spiega che i tempi di ripresa per le popolazioni colpite da un disastro simile sono estremamente rallentati, e il numero di profughi secondo le stime potrebbe superare gli 1,4 milioni solo quest’anno. L’appelo umanitario per ora ha raccolto un finanziamento del 2% su 1,46 miliardi di dollari necessari. Ma Save The Children esorta ad un intervento immediato, in modo da non ripetere la stessa tragedia del 2011, carestia che ha ucciso più 260.000 persone (di cui la metà, bambini con meno di sei anni). Stando ai dati, il 70% delle famiglie è senza cibo o acqua, e il 60% ha dichiarato che almeno un membro all’interno del nucleo famigliare ha perso la propria fonte di reddito.
L’associazione continua a chiedere al governo somalo una priorità all’emergenza, nella speranza che l’attuale fase di stallo tra governo federale e stati membri non vada a rallentare i soccorsi: “Sappiamo che ci sono molte crisi a cui dare una risposta sullo scacchiere globale ed è probabile che l’Ucraina travolga l’agenda e le priorità dei donatori” continua Hassan “Ma i bambini qui devono affrontare una grave malnutrizione, ed il rischio di morte si fa sempre più alto. Non possiamo abbandonarli, possiamo salvarli solo se agiamo ora.”
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