Nella puntata di ieri della trasmissione “Che Tempo che Fa”, lo scrittore e giornalista Roberto Saviano è salito nuovamente sul palco, per tornare a parlare dell’apertura di Papa Francesco alle unioni civili per le persone omosessuali. Parole rivoluzionarie, spiega l’ospite della trasmissione di Fabio Fazio, e “non sono rivoluzionarie solo perché a pronunciarle – per la prima volta nella storia – è il capo della Chiesa“.
“In tutto il mondo sono solo 43 gli Stati che riconoscono ufficialmente le unioni tra persone gay; sono oltre 70 quelli in cui l’omosessualità è considerata reato, e in almeno 6 di questi può essere punita con la pena di morte“, ha ricordato il giornalista e scrittore.
Le “punizioni” per gli omosessuali: la lunga lista di Roberto Saviano a Che Tempo Che Fa
Saviano poi torna a citare in quali barbari modi gli omosessuali vengono puniti nei Paesi dove l’orientamento sessuale, che non sia quello etero, è considerato reato.
Riprendendo un capitolo già discusso durante la trasmissione “Vieni Via con Me“, condotta dal giornalista assieme allo stesso Fazio su Rai Tre, elenca le incredibili pene a cui le persone LGBT sono state (nei gli anni della guerra ma anche in seguito) e vengono ancora oggi sottoposte:
- Impalato
- Arso vivo
- Squartato
- Decapitato
- Impiccato
- Lapidato
- Accecato
- Evirato
- Deportato nei lager e marchiato col triangolo rosa
- Deportato nei gulag
- Esiliato
- Confinato
- Ricoverato in manicomio
- Incarcerato
- Stuprato
- Torturato
- Perseguitato
- Violato nella sua dignità e nei suoi diritti nel nome del costume, dell’ideologia, dell’ordine pubblico, dell’etica, della religione
Sembra impossibile che nel 2020 alcuni membri della nostra comunità rischiano di essere uccidi in modi così barbari, ma è la realtà. E solo per aver amato una persona. “E invece qui il Papa sta dicendo alla politica: non potete discriminare gli omosessuali in nome della religione cattolica, non potete strumentalizzare la religione per applicare le vostre politiche omofobe“, ha sottolineato Saviano.
Parole rivoluzionare, certo, ma che possono anche essere interpretato come una spinta alla politica, affinché si attivi per non considerare le persone LGBT come cittadini di serie B, senza strumentalizzazioni o merce per qualche voto in più.
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