È stata una giornata storica quella del 14 ottobre per il Cile, che ha finalmente riconosciuto il terzo genere sui documenti di identità. Il Servizio di Stato Civile e Identificazione del Paese ha rilasciato la prima carta d’identità che porta una X alla voce “sesso” dopo una sentenza della Tredicesima Sezione della Corte d’Appello di Santiago e otto anni di battaglie legali.
Shane Cienfuegos è il nome della persona che ha ricevuto la nuova carta d’identità. Assistente sociale e specialista in studi di genere, la sua lotta per vedere riconosciuto il genere non binario in cui si identifica è iniziata nel 2014 ed è terminata pochi giorni fa. Un traguardo non da poco, considerando che il Cile non riconosce ancora pienamente tutti i diritti al terzo genere.
In una burocrazia che viaggia ancora sul genere binario non c’era infatti ancora modo di dimostrare legalmente che una persona fosse altro da maschio o femmina, nonostante l’articolo 64 della Costituzione reciti: «Ogni persona ha diritto al libero sviluppo e al pieno riconoscimento della propria identità, in tutte le sue dimensioni e manifestazioni, comprese le caratteristiche sessuali, le identità e le espressioni di genere, il nome e gli orientamenti sessuo-affettivi».
Le traversie legali di Shane hanno attraversato alcuni traguardi della comunità LGBTQ+ in Cile. Dopo il suo coming-out come persona non binaria otto anni, è riuscitə solo nel 2017 a cambiare legalmente il suo nome. La causa contro lo Stato del Cile per vedere riconosciuto il genere non binario sui documenti è iniziata nel 2019, dopo l’approvazione della nuova Legge sull’identità di genere, affiancata dall’avvocato e professoressa Lorena Lorca.
Una celebrità per la comunità LGBTQ+ cilena che dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Cile è riuscita a ottenere lo scorso maggio la prima sentenza che riconosce una persona maggiorenne come non binaria. Da anni, poi, Lorena Lorca combatte nelle aule dei tribunali per i diritti delle persone trans* e non binarie.
Dal canto suo, Shane è consapevole di aver segnato uno spartiacque per la comunità quando afferma: «Questa lotta non è solo mia, è una lotta collettiva. Sono la prima persona a cui un certificato di nascita viene rettificato e dato una nuova tessera, ma prima di me ne sono venuti molti altri che purtroppo non hanno avuto successo, e per tutti loro questo traguardo può essere di qualche utilità».
La sentenza della Corte d’Appello recita: «Come persona non binaria (Shane) sottolinea che l’indicazione del sesso che compare nel suo registro corrisponde a un errore, in quanto non coerente con la sua identità, e richiede tale riconoscimento per svilupparsi in modo integrale. (…) Così, quando c’è un errore nella registrazione delle nascite del ricorrente, in quanto designa un sesso -maschio- che non coincide con la loro identità di genere, si verifica una violazione della loro dignità umana, che contravviene alle norme interne e principi sanciti dagli strumenti internazionali».
E così dopo l’Oregon – il primo Stato americano a riconoscere il terzo genere -, dopo la Germania e l’Argentina, anche il Cile si aggiunge alla lista dei Paesi che riconoscono il genere “X” sui documenti d’identità, inclusi passaporti e patenti di guida. La speranza di Shane, dice, è quella che finalmente si possa arrivare a un superamento del genere binario: «È una categoria che va superata. È un mezzo per controllare i corpi e la sessualità. In questo senso, credo che il non-binarismo sia un impegno politico per affrontare questi sistemi di repressione ed esclusione sociale che si basano sulle categorie di genere e che dobbiamo abolire».
L’avvocato Lorena Lorca, dando invece voce al suo spirito più pragmatico, gioisce del traguardo raggiunto da Shane ma, allo stesso tempo, si chiede come sia possibile che il genere di una persona debba ancora essere approvato da una sentenza. «Sì, questo è storico. Ma è ancora impresentabile che la soluzione continui ad essere la via giudiziale», ha affermato. È vero, è assurdo che una persona non binaria debba chiedere l’autorizzazione di un giudice per veder riconosciuto il proprio genere. Ma un passo alla volta. Intanto questo è un momento di vittoria per tutta la comunità LGBTQ+ cilena e si può sempre migliorare.
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