Intersessualità: all’indomani della Giornata della consapevolezza intersessuale arriva un passo storico dagli Stati Uniti per le persone di genere non binario. È stato infatti rilasciato ufficialmente il primo passaporto che reca una X alla voce “genere”. Una X che cambierà la vita di molte persone: addio alla sola scelta “uomo” o “donna” che abbiamo visto finora.
Da anni chi è intersessuale, non-binary o genderfluid chiede a gran voce che i documenti ufficiali o i form che compiliamo abitualmente online siano più inclusivi e abbandonino l’antica separazione di generi ormai superata.
Sarà quindi possibile, anche per chi non si identifica come uomo o donna, vedere riconosciuto sul proprio documento il proprio genere. Al momento non è ancora estendibile a tutta la popolazione, dato che ancora manca l’approvazione ufficiale dell’Ufficio di Management e Budget, che sembra arriverà a inizio del nuovo anno.
Il Dipartimento di Stato non ha reso noto il nome dell’assegnatario del passaporto, anche se molti credono si tratti di Dana Zzyym, che dal 2015 è impegnatə in una battaglia legale proprio contro il dipartimento dopo che le era stata negata proprio la lettera X per “intersex” che aveva aggiunto a mano sopra i box “M” e “F”. Ebbene, sembra che la sua richiesta, con solo sei anni di ritardo, sia stata accolta.
La notizia ha ricevuto il plauso di molti attivisti, che lo considerano un momento storico da celebrare ed eguagliare in tanti altri aspetti della vita quotidiana. Jessica Stern, la rappresentante diplomatica degli Stati Uniti per i diritti LGBTQ+, ha così commentato:
«Quando una persona ottiene documenti che riflettono la sua vera identità, vive con maggiore dignità e rispetto».
La notizia di lavori in corso verso l’aggiunta di un genere X sui passaporti era stata annunciata già lo scorso giugno. Le fonti riportavano la necessità di aggiornare le procedure in modo da permettere ai richiedenti di selezionare automaticamente il loro marcatore sessuale senza più la richiesta di una certificazione medica ad attestarlo. Il portavoce sottolineava allora come questo facesse parte dell’impegno del Dipartimento di Stato nel «promuovere la libertà, la dignità e l’uguaglianza di tutte le persone, incluse le persone LGBTQ+».
Gli Stati Uniti vanno così ad aggiungersi alla lista di Paesi che già da tempo consentono ai cittadini di indicare un genere diverso da quello maschile o femminile sui loro passaporti, come Australia, Nuova Zelanda e Canada. Altri Stati come Colombia, Germania, Austria, India, Irlanda e Paesi Bassi richiedono ancora una certificazione medica o documenti che attestino cure ormonali o procedure a cui ci si è sottoposti, Malta richiede un giuramento con un notaio presente. Il Regno Unito invece non si è ancora mosso in questa direzione, così come l’Italia. Come sentiamo spesso ripetere, la strada è ancora lunga, ma certamente notizie come questa fanno ben sperare di essere su quella giusta.
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