È ufficiale. Con 26.000 voti, Emilia Schneider è la prima persona trans* ad essere eletta nel Congresso Nazionale del Cile. La 25enne è un’attivista ben conosciuta nel Paese. In precedenza, era stata eletta Presidente della University of Chile Student Federation e si era posta alla guida degli studenti che hanno partecipato all’Estallido Social, la serie di proteste sociali che hanno animato il Cile tra il 2019 e il 2021 e che chiedevano una società più giusta ed equa per tutti.
L’elezione di una deputata trans* – che in concreto rappresenterà il Distretto 10 di Santiago de Chile – è un traguardo storico per la nazione che, in termini di diritti civili, ha fatto significativi progressi. È infatti del 2015 la legalizzazione delle unioni civili per coppie dello stesso sesso, e risale invece a pochi giorni fa, il 23 novembre, la proposta di legge per permettere di sposarsi, avvicinandosi così al matrimonio egualitario. Il giuramento ufficiale della deputata avverrà nel marzo 2022, ma la giovane politica è già al lavoro per perseguire il suo obiettivo, che è quello di «espandere i diritti in modo stabile e dialogante».
L’elezione di Emilia Schneider arriva però in un momento delicato per il Cile, e lei stessa ha dichiarato di provare sentimenti contrastanti in questo momento. Da un lato, il passo storico è innegabile. Dall’altro, il Paese è alle soglie delle elezioni presidenziali. I due candidati sono José Antonio Kasta, populista di estrema destra, e Gabriel Boric per la sinistra. Il prossimo spareggio tra i due si terrà il 19 dicembre, dopo che nel primo round di votazioni Kasta era arrivato primo senza però ottenere la maggioranza necessaria per vincere.
Il problema è che Kasta incarna tutto ciò che potrebbe andare contro la comunità LGBTQ+, e non solo. Si era infatti opposto alla legge sul matrimonio egualitario e anche a quella che avrebbe legalizzato l’aborto, sostenendo le ondate di odio anti-LGBT che attraversano periodicamente l’opinione pubblica. Come se non bastasse, Kasta ha anche difeso pubblicamente la storica dittatura di Pinochet che, per rinfrescare la memoria, diventò presidente del Cile dopo un colpo di Stato e tra il 1974 e il 1990 instaurò una crudele dittatura, macchiandosi di crimini contro l’umanità. «Sono in gioco la sicurezza, la dignità e l’integrità dei diritti della comunità LGBTI e delle donne», questo è il timore della Schneider che, in un’intervista con la testata Merco Press ha espresso le sue paure circa una potenziale vittoria dell’estrema destra.
«L’estrema destra cerca la paura per prevalere, ma dobbiamo far vincere la speranza, la stessa che ci ha portato a votare per una nuova Costituzione (nel 2020, a cui la Costituente sta attualmente lavorando, ndr) e quella che ha prevalso in quest’ultimo decennio di mobilitazioni»
Emilia Schneider si dice comunque ottimista per il futuro, sia per quanto riguarda la politica sia per i diritti della comunità LGBTQ+ che, dice, arriveranno a vincere anche in Cile. Intanto, può godersi il fatto di essere la protagonista di questa elezione che si può già considerare un passo miliare nella storia del Paese.
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