Cina, la protesta dei fogli bianchi scuote la dittatura comunista di Xi Jinping

Il vaso è colmo? Proteste su tutto il territorio cinese. Tra i manifestanti, anche attivisti LGBTQIA+

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La censura del governo dittatoriale cinese, questa volta, non è riuscita a fermare la fuga di notizie. In diverse province della Cina imperversa l’ondata di proteste “dei fogli bianchi”. Un fenomeno senza precedenti nella Cina degli ultimi decenni, le più determinate dall’indimenticata –  repressa – ribellione del 1989 in Piazza Tienamen a Pechino.

Tutta la Cina è coinvolta: dalla provincia dello Yunnan a Sud-ovest, a Pechino, da Guangzhou, meglio conosciuta in Italia come Canton, a Shanghai, dalla contea di Wuyuan a Wuzhen, nella provincia di Zhejiang, I cittadini cinesi protestano contro le sempre più stringenti politiche “zero-COVID”, ancora oggi implementate su tutto il territorio.

Ma le restrizioni anti-pandemia sembrano l’ultima goccia di un vaso colmo su tutto il territorio controllato dalla dittatura del Partito Comunista, ormai totalmente accentrata nella mani di Xi Jinping.

La realtà è che la popolazione cinese è stanca della dittatura: sono tantissimi gli slogan contro il Partito Comunista, che tiene sotto scacco l’intero territorio, controlla vite e corpi in quello che è a tutti gli effetti un regime illiberale.

Nei cortei è quindi possibile vedere – dietro alle avanguardie composte principalmente da studenti universitari – anche diverse fasce della popolazione comune. Tra cui anche attivisti LGBTQIA+. Vediamo cosa sta succedendo.

 

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La protesta dei Fogli Bianchi: perché questo nome?

L’ondata di dissenso ha preso il nome di “protesta dei fogli bianchi”, un movimento a cui abbiamo già assistito nel 2020 durante le primissime repressioni conseguenti alla pandemia – mascherate da politiche per il contenimento del virus.

In diverse grandi città e campus universitari, molti manifestanti hanno organizzato eventi di protesta utilizzando come vessillo, appunto, fogli bianchi – immuni alla censura e impossibili da limitare, trattandosi di un comune articolo di cancelleria.

Online, gli utenti dell’onnipresente piattaforma di social media WeChat e Weibo – simile a un Twitter cinese ipermonitorato – hanno pubblicato rettangoli bianchi digitali con le parole “Ti amo, Cina. Vi amo, giovani ”, un simbolo di solidarietà e insieme di sfida alla pesante censura che opprime – anche online – qualsiasi forma di dissenso al regime.

Quello dei fogli bianchi si configura come uno dei tanti modi creativi usati dalla popolazione cinese per manifestare e lottare contro la censura:, qui il dissenso non è tollerato e le manifestazioni diffuse di disobbedienza civile sono rare.

Anche se le autorità si sono affrettate a rimuovere i video delle proteste in tutto il paese dalle varie piattaforme di social media, la rapidità e la frequenza delle proteste che si sono susseguite durante il fine settimana hanno reso difficile per i censori gestire il volume dei contenuti pubblicati, e la semplicità del gesto – appunto un foglio bianco – ha ingrossato la dimensione della protesta, causando una fuga di notizie di dimensioni bibliche. Un duro colpo per il regime diXi Jinping.

Negli ultimi anni, le autorità cinesi hanno infatti messo in atto un sistema di filtri Internet sofisticati e rigorosi per sorvegliare i contenuti online in entrata e uscita dal Paese. Ma i fogli bianchi, proprio per la loro semplicità, sono riusciti a passare le complesse, intricate, meticolose maglie dell’oppressione comunista.

 

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Una delle tante manifestazioni dei “fogli bianchi” in Cina.

La protesta di una comunità LGBTQIA+ tenuta ai margini

Il fatto che siamo davanti a un movimento dal basso, multisfaccettato  e capace di rappresentare varie sfumature dell’intera società cinese, è data dalla presenza di diversi attivitsti LGBTQIA+ tra i partecipanti alle proteste. Dietro i fogli bianchi, in tutte le regioni coinvolte si registra la presenza anche di attivisti LGBTQIA+.

La comunità LGBTQ cinese ha dovuto a lungo fare i conti non solo con i pregiudizi della società, ma anche con le pressioni dello stato e del partito: censura, sorveglianza e intimidazione, a volte persino incarcerazioni sommarie mascherate da ordinarie operazioni di polizia.

In verità, nei primi anni 2000, la situazione sembrava essersi stabilizzata. I club gay erano fioriti nelle grandi città, insieme ad organizzazioni no profit volte a supporto della comunità LGBTQIA+.

Ma negli ultimi 10 anni, proprio con l’ascesa al potere di Xi Jinping, i progressi sono stati man mano cancellati dal nuovo regime. Sebbene sia difficile individuare una repressione diretta, la realtà è che, lentamente, omosessualità e identità trans sono nuovamente diventate tabù.

Ciò è visto dai politologi come conseguenza dell’approccio di Xi Jinping nel plasmare una Cina più conservatrice e conformista.

L’omosessualità è stata depenalizzata nel 1997, ma non esistono protezioni legali esplicite contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.

Le coppie dello stesso sesso non possono sposarsi o adottare bambini. Gli attivisti sono riusciti a ottenere alcune sporadiche vittorie in tribunale, ma si tratta di casi isolati e, nella maggior parte delle volte, sovvertiti.

L’Associazione psichiatrica cinese ha rimosso l’omosessualità e l’identità trans di per sé dalla lista delle malattie mentali nel 2001, definendola “non necessariamente anormale”, tuttavia, un rapporto del 2020 dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha rilevato che le cosiddette terapie di conversione vengono ancora fornite negli ospedali pubblici.

Le persone che vivono con l’HIV/AIDS o coloro che richiedono un intervento chirurgico per la riassegnazione del sesso hanno riferito di aver subito discriminazioni da parte degli operatori sanitari.

 

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Quando le misure per il contenimento del COVID uccidono

La proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso – e ha dato il via all’ondata di proteste senza precedenti attualmente in atto in Cina – è stato un particolare episodio che, in poche ore, ha indignato l’opinione pubblica e minato il fragile consenso verso il governo comunista.

Un incendio in un appartamento  avrebbe ucciso 10 persone giovedì a Urumqi, una città dell’estremo ovest dove alcune persone erano in lockdown da oltre 100 giorni, alimentando la speculazione che le misure di blocco del COVID potrebbero aver impedito la fuga dei residenti.

Tra lockdown infiniti, tamponi forzati sotto minaccia armata e censura stringente, il popolo cinese è esausto, e ha fame di libertà e democrazia. Una fame mai sopita, che torna con più forza per attaccare la cieca tracotanza di un governo che pretende di opprimere la stessa struttura su cui si regge.

 

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A Shanghai, la folla ha iniziato a radunarsi nella tarda serata di sabato, organizzando una veglia a lume di candela per le vittime di Urumqi e sollevando i proverbiali fogli bianchi, secondo quanto riportano i video leaks rimbalzati sui social media.

Simili fogli bianchi sono stati fotografati in altri raduni domenicali separati davanti alla prestigiosa Università Tsinghua di Pechino e lungo la terza circonvallazione della capitale cinese vicino al fiume Liangma.

Un foglio bianco rappresenta tutto ciò che vogliamo dire ma non possiamo dire“, ha dichiarato uno studente di 26 anni, che ha preso parte a uno dei raduni. “Sono venuto qui per rendere omaggio alle vittime dell’incendio. Vogliamo vivere di nuovo una vita normale. Vogliamo avere dignità“.

Un video ampiamente condiviso che si dice risalga a sabato, mostrava una donna sola in piedi sui gradini della Communication University of China nella città orientale di Nanjing con un foglio bianco in mano prima di essere arrestata dalla polizia.

Altre immagini mostravano dozzine di altre persone che successivamente salivano sui gradini dell’università con fogli bianchi, illuminati contro il cielo notturno dalle torce dei loro telefoni cellulari.

Diversi utenti sui social network hanno mostrato la propria solidarietà pubblicando quadrati bianchi vuoti o foto di se stessi con in mano fogli bianchi sulle loro timeline di WeChat o su Weibo.

Domenica mattina, l’hashtag #whitepaperexercise è stato bloccato su Weibo, spingendo gli utenti a lamentarsi della censura.

“Se temi un foglio di carta bianco, significa che sei debole all’interno” si legge in un post anonimo su Weibo.

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