Cina: continua la crociata contro i giovani “effeminati”

Dopo il decreto di settembre, l'ottusa guerra culturale della Cina sembra sull'orlo del fallimento: così le giovani donne si fanno portatrici del cambiamento.

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Cina: la lotta interna contro i giovani "effeminati"
4 min. di lettura

La Cina lotta contro l’effeminizzazione della sua popolazione. La battaglia interna più dura che la grande Comunista ha deciso di affrontare per prepararsi al futuro.

Un gioco di forza per combattere la corruzione dei costumi e forgiare i giovani cinesi (di sesso maschile), perché “una nazione è forte se i suoi giovani sono forti“, come più volte ripetuto dal Presidente Xi Jinping.

Così, sulla stessa scia la portavoce del Partito Comunista Cinese, Hua Chunying ha dichiarato che i giovani uomini devono avere “resistenza e forza“.

Sembra, e probabilmente lo è, una chiamata alle armi cristallizzata nel secolo scorso, in cui la dittatura di Jinping ancora opera e trae linfa. La censura ha deciso di eliminare dallo stile delle celebrità maschili qualsiasi rimando “all’abbigliamento femminile“, e allora via orecchini e capelli colorati, abiti eccentrici e scarpe col tacco.

Anche la super star Cai Xukun (@caixukun), idolo della GenZ cinese, ha dovuto adeguarsi ai nuovi canoni. Seppur con un enorme seguito e la possibilità di sensibilizzare i suoi follower sulla disastrosa decisione del Governo cinese. Xukun ha detto addio al trucco e alla frangia bionda, per abbracciare uno stile iper-mascolino: foto a bordo di auto di grossa cilindrata, abiti sartoriali, esposizione dei propri muscoli.

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Cai Xukun, uno dei cantanti più famosi in Cina

La propaganda cinese vuole minare quella che è stata definita la “crisi della mascolinità“, appunto dovuta al dilagare di pop star, influencer e videogiochi che negli ultimi anni hanno fatto proprio uno stile fluido e senza barriere di genere.

Il decreto ufficiale, rilasciato a settembre, nelle ultime settimane ha preso una piega più dura. Il Governo è entrato in una vera e propria guerra culturale contro l’espressione maschile non ortodossa, prendendo il pieno controllo delle immagini diffuse sui media, dalla tv a TikTok.

In una direttiva carica di insulti, le autorità che regolamentano la televisione hanno vietato a “femminucce e varie estetiche anormali” di apparire nei canali TV. Poi, alla fine di novembre, hanno oscurato i profili online delle celebrità, i loro gruppi fan e la pubblicità, a causa della loro “estetica anormale“, con la minaccia di chiudere gli account online di coloro che non si sono ancora allineati ai nuovi canoni estetici.

L’obiettivo della Cina è di ritornare alla ribalta come super potenza internazionale, e di mantenere la sua egemonia nelle trattative economiche e culturali. Per farlo punta alle prossime generazioni, ma partendo da un assunto errato e senza alcun fondamento: gli uomini devono mostrare forza e vigore, non lasciarsi corrompere dalle mollezze della vita e dai vizi. Sembra di leggere un racconto ambientato nella Sparta del 300 a.C., invece è il 2022 e ancora una volta sentiamo il perpetuare della mascolinità tossica come unico modo per tenere in piedi una società; mentre la femminilità è segno di debolezza, corruzione e cattivi presagi per il futuro della nazione.

Lo “spirito maschile” richiede forma fisica e mentale, nonché “forte forza di volontà“, ha dichiarato il Ministero della Pubblica Istruzione. Mentre, in un editoriale pubblicato da un portavoce del partito, si legge che è vincente nella società chi “fissa obiettivi alti, osa assumersi responsabilità, affronta le difficoltà a testa alta e non si arrende mai facilmente“.

Ma come spesso accade, le prese di posizione e le censure sui costumi e sui corpi dei cittadini risultano l’ennesimo capro espiatorio per distrarre la popolazione e i partner internazionali dal fatto che la Cina non riesce a fornire risultati efficaci alla sua popolazione e non è in grado di affrontare seri problemi economici e sociali: mancanza di ascesa sociale o opportunità di carriera e alloggi a prezzi accessibili in alcune delle principali città.

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Col tempo, l’ottusa censura attuata dalla Cina mostra tutte le sue crepe. La crociata contro i “Sissy Men” o  i “Little Fresh Meat” – termine usato per indicare le celebrità maschili che fanno uso di make-up – sembra ripiegarsi su se stessa.

I “Little Fresh Meat” sono un vero e proprio fenomeno tra i giovani cinesi a cui, come nel resto della popolazione, è vietato parlare di politica. Così la cultura popolare e le sue icone assumono l’importanza di essere l’unica opportunità per un effettivo cambiamento dei costumi.

Il potere culturale delle star della “Little Fresh Meat” è indiscutibile. Ciò che il partito sembra ignorare nell’attaccarli per presunta corruzione dei giovani uomini è che la loro fan base è prevalentemente femminile e situata in ricche metropoli come Pechino e Shanghai.

Per loro, la cultura pop è una forma di fuga e un luogo in cui è possibile esplorare identità diverse. Allora, mentre il governo tenta di controllare gli uomini e la loro virilità, le giovani donne cinesi si fanno portatrici di una fluidità di genere a 360°. Ben istruite e finanziariamente indipendenti, queste donne stanno contrastando le stesse norme di genere allontanandosi dal matrimonio e dalla maternità e stanno dimostrando di essere resistenti alla spinta del partito a promuovere matrimoni e nascite per compensare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione.

In questo modo, mentre il Governo tenta di bloccare i “Little Fresh Meat” e censurare la sua popolazione con leggi e visioni arcaiche, i giovani continuano a essere l’emblema del vero cambiamento.

Provvedimenti di tale portata non potranno mai portare la Cina a ringiovanirsi e rinnovarsi nella forza e nell’egemonia internazionale. Nel corso della Storia, molti cambiamenti e rivoluzioni sono venuti da quel pezzo d’Oriente. E allora che il Governo accolga il cambiamento, lasci fluire la creatività e la libera espressione dei suoi cittadini per un futuro davvero giovane e aperto al rinnovamento tanto desiderato.

 

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