E’ accaduto di nuovo: non passa settimana che in ogni angolo d’Italia, dal Triveneto alla Sicilia, non ne accada uno. E così, anche oggi, ci tocca registrare un ennesimo episodio di violenza omofobia, questa volta a Civitavecchia, in Lazio. La vittima è un ragazzo diciannovenne: un ragazzo per bene, lavoratore, titolare di un esercizio commerciale. Socievole e riservato allo stesso tempo, senza troppi grilli per la testa. Ama il suo cane e quando cammina a piedi, adora ascoltare musica con gli auricolari. È omosessuale, lo sa con certezza da almeno tre anni e con coraggio ha sempre sfidato i pregiudizi di una realtà di provincia come è Civitavecchia.
Era già successo che qualche bullo di paese lo aveva sfottuto, ma Marco (nome di fantasia) camminava coraggioso con gli auricolari alle orecchie, insensibile a quelle provocazioni che ogni tanto arrivavano. Ma venerdì è andata peggio, decisamente peggio. L’episodio è accaduto in zona Uliveto, una frazione di Civitavecchia. Erano da poco passate le 13,30 e in strada c’erano dei ragazzi di età compresa tra i 16 e il 18 anni, probabilmente appena usciti da scuola. Alla vista di Marco che nei pressi di casa sua stava portando a spasso il cane, hanno iniziato a sbeffeggiarlo: «Frocio, sei frocio, ma come ti vesti?», tra le risatine e gli schiamazzi. Il ragazzo non ha reagito e ha tirato dritto.
Dopo pochi minuti se li è ritrovati tutti di fronte ancora una volta, nei pressi della Molinari, dove c’è la fermata del pullman. All’ennesimo insulto, Marco ha chiesto spiegazioni a uno dei suoi interlocutori, che andandogli incontro con fare minaccioso gli ha dato uno spintone e lo ha di nuovo insultato. Il 19enne ha restituito lo spintone e a quel punto il giovane fisicamente più robusto, gli ha afferrato le mani girandogli le dita, sotto le risatine divertite di numerosi ragazzi che di intervenire non hanno avvertito alcuna esigenza. Neppure quando il sangue di Marco, fuoriuscito da un’unghia spezzata, gli ha letteralmente invaso la mano.
«Ho fatto prevalere il buonsenso – ha raccontato il 19enne – non ho alimentato la discussione. Gli ho chiesto solo cosa avrebbe fatto se lo avessi chiamato ad alta voce “etero”». I medici dell’ospedale San Paolo che hanno visitato Marco hanno riscontrato la frattura del quarto dito della mano sinistra, con una prognosi di quindici giorni. «Non è il dolore fisico il vero problema – ha spiegato Marco rammaricato – casomai la cattiveria di chi ha agito e l’indifferenza di coloro che, notando la scena, hanno preferito non intervenire».
Tanti messaggi di solidarietà su facebook e un’indagine avviata dai Carabinieri e coordinata dal sottotenente Roberto Lacatena che di sicuro porterà all’identificazione dei responsabili. Giustizia sarà fatta? Speriamo.
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