Mentre il Regno Unito inizia ad abituarsi all’idea di Carlo III come sovrano, non senza polemiche, il quartier generale di Buckingham Palace si è già messo in moto per organizzare la cerimonia di incoronazione del nuovo sovrano e della regina consorte Camilla, che si terrà il prossimo sabato 6 maggio.
Per l’evento sono previste celebrazioni in tutto il Paese, insieme ad aventi che anticiperanno e seguiranno il momento della cerimonia nella cattedrale di Westminster, come da tradizione. In particolare, tra gli eventi che sono già stati annunciati, domenica 7 maggio è previsto un concerto, organizzato da BBC, che si terrà invece al castello di Windsor. L’esibizione di quello che è stato chiamato “Coronation Choir” (il Coro dell’Incoronazione) ha già scatenato dibattiti e qualche polemica dalla stampa inglese più conservatrice.
Nonostante, infatti, negli scorsi mesi re Carlo abbia mantenuto la stessa linea della madre per quanto riguarda l’esprimersi sulle questioni LGBTQIA+ – cioè non esprimersi, nonostante le richieste dell’opinione pubblica -, la scelta dei membri del coro è decisamente una novità lontana dalla tradizione che finora ha contraddistinto la famiglia reale inglese.
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Il coro sarà formato da cantanti non professionisti provenienti dal Regno Unito e, accanto ad essi, si esibirà anche un coro virtuale in collegamento da tutti i Paesi del Commonwealth. I membri comprenderanno cori di rifugiati e richiedenti asilo, cori degli operatori del settore sanitari, cori di persone sorde e, qui la novità che ha sconcertato molte persone, gruppi di canto LGBTQIA+. Secondo l’annuncio reale, un documentario spiegherà poi la formazione del coro e racconterà le storie delle persone che rappresentano i tanti volti e le voci del Paese.
È vero, Carlo III non si è espresso ufficialmente e a parole sue sulla questione dei diritti LGBTQIA+ ma, in un periodo storico e politico in cui il governo di Rishi Sunak sta mettendo nuovamente a rischio i diritti della comunità e soprattutto delle persone trans*, la mossa di Buckingham Palace sembra essere una tacita apertura della famiglia reale a temi sociali che finora ha pubblicamente ignorato.
Il lungo regno della Regina Elisabetta ha visto grandi trasformazioni in termini di diritti LGBTQIA+, dalla depenalizzazione dell’omosessualità nel 1967 al matrimonio egualitario nel 2014. Tuttavia, in molti dei Paesi un tempo colonizzati dalla Gran Bretagna e che rimangono ancora nel Commonwealth, l’omosessualità rimane illegale.
La monarchia rimane comunque intrisa di atteggiamenti e politiche conservatrici, come ha osservato Graham Smith, CEO della campagna Republic che vuole abolire la monarchia, secondo il quale ai reali d’Inghilterra in realtà non importerebbe delle persone LGBTQIA+. Questa lieve apertura alle persone queer in un evento importante come un’incoronazione fa sicuramente ben sperare, ma solo il tempo potrà rivelare quale sarà veramente l’atteggiamento di re Carlo III nei confronti della comunità.
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