Disney chiede scusa alla comunità LGBTQ+ e dice no alle leggi omotransfobiche d’America

Scioperi e proteste di animatori LGBTQ+, baci gay ripristinati in un film Pixar e sopratttutto le parole del CEO Bob Chapek. Ecco tutto quello che è successo nell'ultima settimana Disney.

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“Siamo con i nostri colleghi LGBTQIA+, amici, famiglie e futuri dipendenti in tutto il mondo. Apprezziamo l’autenticità, l’inclusione e la comunità e denunciamo le leggi discriminatorie che avanzano negli Stati del Paese e che sono dannose per tutti noi. Ci opponiamo a qualsiasi legislazione che violi i diritti umani fondamentali e sosteniamo i nostri dipendenti LGBTQIA+, cast, troupe e Imagineers che fanno sentire la loro voce oggi e ogni giorno”.

Partiamo da questa dichiarazione ufficiale Walt Disney, diffusa nella giornata di ieri, per fare il punto sulla furente polemica che ha travolto lo studios, accusato di aver finanziato alcuni politici repubblicani favorevoli a leggi omotransfobiche come l’ormai tristemente celebre “Don’t Say Gay” della Florida. Nelle ultime settimane la miccia si è tramutata in incendio, perché gli animatori LGBTQ della Pixar, controllata dalla stessa Disney, hanno accusato la casa madre di censura nei confronti di contenuti e personaggi queer. “Per ordine dei vertici, quasi ogni manifestazione di affetto gay viene censurata senza tener conto di eventuali proteste da parte dei team creativi e della leadership”, hanno coraggiosamente e pubblicamente denunciato gli animatori Pixar, senza mai menzionare titoli e/o scene queer eventualmente tagliate per ordini ricevuti dall’alto.

Poche ore dopo è trapelata la notizia che in Lightyear, atteso spin-off Pixar Animation Studios di Toy Story in uscita al cinema nel mese di giugno, si vedrà il primo storico bacio gay dell’animazione Disney, inizialmente tagliato. Il bacio coinvolgerà Hawthorne, personaggio doppiato da Uzo Aduba di Orange Is the New Black, e un’altra donna. Una prima volta epocale, a lungo attesa, pronta a diventare realtà.

Bob Chapek, CEO Disney, ha chiesto pubblicamente scusa “a tutti i miei colleghi, ma in particolare a quelli che appartengono alla comunità LGBTQ+”, per l’ambiguo silenzio della major nei confronti delle contestate leggi omotransfobiche e per il supporto economico ad esponenti politici apertamente omotransfobici.

“Grazie per aver condiviso il vostro dolore, la vostra frustrazione e la vostra tristezza riguardo la risposta della compagnia alla legge “Don’t Say Gay” della Florida”, ha scritto Chapek in un’accorata lettera.

“Parlare con voi, leggere i vostri messaggi e incontrarvi mi ha aiutato a capire quanto il nostro silenzio sia stato doloroso. È chiaro che non si tratta tanto di un problema su una legge in Florida, ma l’ennesimo affronto ai diritti umani fondamentali. Avevate bisogno che io fossi un alleato più forte in questa battaglia per l’uguaglianza nei diritti e vi ho deluso. Mi dispiace. I nostri impiegati vedono il potere della nostra grande azienda come un’opportunità per fare del bene. Sono d’accordo con loro. Sì, dobbiamo utilizzare la nostra influenza per promuovere questi valori positivi raccontando storie inclusive, ma dobbiamo anche difendere i diritti di tutti. A partire da adesso, incrementeremo il nostro supporto per i gruppi di pressione politica che combatteranno simili legislazioni in altri Stati. Stiamo lavorando duramente per creare una struttura per gestire le nostre donazioni a gruppi politici in modo da assicurarci che questo rifletta meglio i nostri valori. Oggi sospenderemo tutte le donazioni politiche nello stato della Florida, in attesa di aver revisionato tutto questo. So che dobbiamo lavorare molto di più: mi impegnerò a lavorare in tal senso, e continuerò a confrontarmi con la comunità LGBTQ+ per diventare un alleato migliore. Avrete altri aggiornamenti riguardo i progressi nelle prossime settimane. Credo veramente che la nostra compagnia sia infinitamente migliore e più forte grazie alla comunità LGBTQ+. In questo caso ho mancato il bersaglio ma sono un alleato sul quale potete contare – e sarò un campione molto schietto riguardo alla protezione, la visibilità e le opportunità che meritate”.

Parole importanti, che arrivano dopo l’annuncio di uno sciopero in tutti gli Stati Uniti d’America da parte degli animatori LGBTQ+ Disney. Ebbene Disney+ ha sostenuto le 24 ore di sciopero, dicendosi “al fianco dei nostri dipendenti, colleghi, famiglie, narratori e fan LGBTQIA+. Siamo contro una legge che viola i diritti delle persone LGBTQ+. Questa legge ferisce e colpisce i più giovani e le loro famiglie. Ci sforziamo di creare un servizio che rifletta il mondo in cui viviamo. Speriamo di essere una fonte di storie inclusive, forti e autentiche che ci rendono parte dell’umanità”.

In tal senso si sono esposte anche i Marvel Studios, ABC, ESPN e Hulu, tutte controllate da Disney e tutte contrarie alla legge della Florida. Nella giornata di ieri 60 dipendenti Disney si sono ritrovati in un parco di Los Angeles, brandendo cartelli che invitavano la Disney a “proteggere i bambini LGBTQ”.

#DisneyDoBetter, #DisneySayTrans, #DisneySayGay e #WherelsChapek sono hashtag diventati presto virali sui social, con fior fior di ‘volti’ Disney/Marvel che hanno deciso di metterci la faccia. Ethan Hawke, co-protagonista dell’imminente serie Moon Knight, ha definito la legge “assolutamente ridicola. È una follia. E spero che la Disney, come azienda, si esprima nella maniera più energica possibile contro di essa. È sconvolgente anche il solo fatto che esista una cosa simile nel nostro Paese”. Ad esporsi anche Kerry Washington, Mark Ruffalo e Oscar Isaac.

La cosiddetta legge “Don’t Say Gay” entrerà in vigore il 1 ° luglio, se il governatore repubblicano Ron DeSantis dovesse porre la sua firma, come ampiamente annunciato. Se approvata, questa legge vieterebbe qualsiasi discussione su orientamento sessuale e identità di genere nelle scuole dello Stato. 

Il Disneyland Paris Pride 2022, lo ricordiamo, si terrà l’11 giugno, con ospiti Mika, Becky Hill e Bilal Hassani.

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