Si è spenta ieri, in una casa di riposo di Roma, Tina Lagostena Bassi. Aveva 82 anni e combatteva da tempo contro una brutta malattia. Divenne famosa per essere stata la prima avvocatessa a pronunciare la parola ‘stupro’ in un aula di tribunale. Durante il processo sul massacro del Circeo difese Donatella Colasanti, vittima di un’efferata violenza sessuale subita per più di un giorno e una notte, insieme a Rosaria Lopez che però fu uccisa. L’avvocatessa stessa lo descrisse anni dopo come "un processo terribile che ha segnato la storia delle donne". Un paio di anni dopo, per la prima volta, la Rai manda in onda le riprese fatte durante uno dei primissimi processi per stupro. La vittima Fiorella, fu violentata da quattro uomini. A difenderla (non a rappresentarla, si badi, ma a difenderla dall’accusa di ‘essersela cercata’) ancora una volla, Tina Lagostena Bassi che la chiamerà "Fiorella, che di cognome fa Tutte Le Donne".
Le cause portate avanti da Tina Lagostena Bassi nei tribunali in difesa dei diritti delle donne sono state fondamentali nella storia dell’affermazione delle istanze delle donne stesse in anni cruciali della storia italiana e le valsero l’appellativo di ‘avvocato delle donne’.
I suoi racconti, asciutti e dettagliati, di quello che molte ragazze subivano da parte degli uomini rivoluzionarono non solo la visione della donna e della sua dignità, ma anche il linguaggio usato fino ad allora in tribunale (e no solo) che, sfruttando l’ambiguità di una terminoligia figlia della società patriarcale e maschilista, trasformava le donne da vittime di violenza a ‘cattive ragazze’, provocatrici, perché le brave ragazze non uscivano da sole, non andavano in giro di sera, non cercavano lavoro, non usavano gonne gorte e se lo facevano erano, automaticamente, prostitute.
Erano gli anni ’70, quelli in cui lo stupro era ancora un reato contro la morale non contro la persona, in cui difficilmente una ragazza avrebbe dichiarato di avere subito uno stupro denunciandone gli autori. Ma erano anche gli anni dei primi collettivi femministi, delle rivendicazioni di genere, dei cortei e dei referendum su aborto e divorzio, dei gruppi di autocoscienza e dell’inizio del percorso di emancipazione delle donne. Non ancora concluso, aggiungiamo. In quegli anni Tina Lagostena Bassi diventa un’icona delle donne per il suo impegno nel difenderle nelle aule dei tribunali e non solo.
Fu tra le fondatrici del Telefono Rosa ed ebbe incarichi istituzionali tra cui quello ci presidente della Commissione per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri dal
1994 al 1995. Fu deputata nelle fila di Forza Italia (scelta di campo che in pochi compresero) e membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati e tra gli autori della legge contro la violenza sessuale del 1996. In una intervista rilasciata anni fa a Monica Lanfranco aveva dichiarato: "Le donne mi hanno anche aiutato a capire una cosa molto importante per un avvocato: che la legge non è sufficente. Può contribuire a modificare una atteggiamento culturale, ma è necessario che fuori dalle aule dei tribunali, nella società, nella mentalità di uomini e donne si modifichino comportamenti e pensiero".
Un monito, in tempi come questi.
di Caterina Coppola
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