Hanno immediatamente suscitato sdegno i cartelloni pubblicitari di Pro Vita e Famiglia che hanno invaso le città d’Italia, chiedendo lo “Stop” al “gender”, e il “basta confondere l’identità sessuale dei bambini”
“Manifesti falsi e violenti“, ha tuonato Famiglie Arcobaleno.
“Stavolta il bersaglio sono l’educazione all’affettività, alla sessualità e alle differenze nelle scuole ma anche l’esistenza stessa delle persone LGBTQI+. Così come le matrici sono sempre le stesse: omofobia e misoginia”, ha sottolineato Alessia Crocini, Presidente di Famiglie Arcobaleno, che ha poi così proseguito.
“L’agenda politica degli ultraconservatori la conosciamo bene: abolire la legge 194; rendere impossibile il divorzio costringendo le donne abusate a restare in matrimoni abusanti; sostenere la PAS per ricattare le donne che denunciano la violenza maschile; controllare i corpi e le vite delle donne riportandole ai soli ruoli di mogli e madri perché come dice il loro amico Orban “le donne che studiano poi non fanno figli”; cancellare e bloccare la piena eguaglianza delle persone LGBTQI+; trovare una giustificazione religiosa e culturale alle violenze e alle discriminazioni nei confronti delle persone LGBTQI+ e delle famiglie omogenitoriali”.
“Ogni mese Pro Vita e Famiglia tappezza le città italiane con immagini oscene, offensive e violente spesso con il solo scopo di far parlare di sé“, ha insistito Crocini. “Se Famiglie Arcobaleno – accusata di essere parte di una lobby – avesse un decimo delle risorse economiche e degli appoggi politici di Pro Vita riempirebbe le strade di messaggi positivi, accoglienti, colorati e pieni di vita. Per noi le differenze saranno sempre una ricchezza, il mondo in bianco e nero che questa gente continua a voler imporre è destinato a scomparire. E per capirlo basta guardare alle nuove generazioni.”
Famiglie Arcobaleno ha ufficialmente chiesto alle amministrazioni comunali di far rimuovere immediatamente le affissioni in oggetto e in futuro di bloccarle preventivamente, nel rispetto dei regolamenti comunali e delle leggi già esistenti come la norma del DL Trasporti che prevede “divieto di pubblicità che proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere, alle abilità fisiche e psichiche”.
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