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Boom di firme, la Finlandia vuole bandire le terapie di conversione

50.000 firme raccolte in un mese per farle vietare, in un Paese con poco più di 5 milioni di abitanti.

Boom di firme, la Finlandia vuole bandire le terapie di conversione - finlandia pride - Gay.it
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Il parlamento finlandese prenderà in considerazione il divieto totale alle cosiddette terapie di conversione, dopo che un enorme numero di finlandesi ha firmato un’iniziativa popolare per vietarle una volta per tutte. 50.000 le firme raccolte in appena un mese, in un Paese con poco più di 5 milioni di abitanti. Come se in Italia 6 milioni di persone firmassero a favore di un qualsiasi referendum.

Perttu Jussila, che ha lanciato l’iniziativa, ha dichiarato a YLE: “È folle che le terapie di conversione non siano ancora stati vietate. La regolamentazione delle terapie era inclusa nel programma di governo [del primo ministro Sanna Marin]. Sono passati un paio di anni da quando è stato istituito il governo e non è successo nulla. L’UE ha condannato le terapie di conversione e Malta ha già vietato i trattamenti nel 2016. Sono semplicemente arrivato alla conclusione che il problema non sarebbe stato affrontato senza un’iniziativa dei cittadini“.

Jussila ha sottolineato come sarebbe fondamentale vietare la terapia di conversione sia per gli adulti che per i minori. L’Associazione Finlandese di Psicologia ha descritto la terapia di conversione come “irresponsabile e grave violazione dei diritti umani, in conflitto con la psicologia moderna”. “Nessuno psicologo dovrebbe essere coinvolto nell’attuazione o nella direzione della terapia di conversione, sia nell’assistenza sanitaria che al di fuori di essa”.

Lo scorso maggio anche la Regina Elisabetta II aveva ufficializzato i piani del Governo Johnson di abolire simili aberranti pratiche dal Regno Unito. Anche in Spagna ci sono attualmente serie proposte di legge per un imminente divieto. Più recentemente Nuova Zelanda, Messico, Israele e Germania le hanno vietate, seguendo quanto già fatto da Malta, Ecuador, Brasile e Taiwan. Il Canada ha approvato il divieto alla Camera, con il testo ora atteso in Senato. In Italia, purtroppo, ancora non esiste una legge che le consideri illegali.

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