La Nuova Zelanda ha ufficialmente vietato le cosiddette “terapie di conversione”. Da oggi in poi, chiunque esegui simile ignobile e pericolosissima pratica su una persona di età inferiore ai 18 anni rischierà fino a cinque anni di carcere.
La terapia riparativa si riferisce a qualsiasi tentativo di cambiare la sessualità o l’identità di genere di una persona, il più delle volte con l’elettroshock o la preghiera. Il ministro della Giustizia Kris Faafoi, via Reuters, ha sottolineato l’importanza di una simile legge.
Le pratiche di conversione non hanno posto nella moderna Nuova Zelanda. Si basano sulla falsa convinzione che l’orientamento sessuale, l’identità di genere o l’espressione di genere di qualsiasi persona siano aggiustabili. Medici, leader religiosi e difensori dei diritti umani qui e all’estero si sono espressi contro queste pratiche, definendole dannose e potenzialmente in grado di perpetuare pregiudizi, discriminazioni e abusi nei confronti dei membri delle comunità arcobaleno.
Lo scorso maggio anche la Regina Elisabetta II aveva ufficializzato i piani del Governo Johnson di abolire simili aberranti pratiche dal Regno Unito. Anche in Spagna ci sono attualmente serie proposte di legge per un imminente divieto. Più recentemente Messico, Israele e Germania le hanno vietate, seguendo quanto già fatto da Malta, Ecuador, Brasile e Taiwan. Il Canada ha approvato il divieto alla Camera, con il testo ora atteso in Senato. In Italia, purtroppo, ancora non esiste una legge che le consideri illegali.
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Tra le innumerevoli , proficue attività ed imprese delle chiese cattoliche e cristiane in genere , vi sono appunto le "cliniche " che effettuano - a caro prezzo - le infami terapie di conversione. Pensiamo che in Vaticanland , i cardinali rinunceranno a simili proventi?