Il parlamento finlandese ha ufficialmente approvato una nuova legge sull’autodeterminazione del genere, con 113 voti a favore e 69 contrari. La legge in questione va ad abolire i requisiti fino ad oggi necessari della sterilizzazione e di una diagnosi psichiatrica affinché le persone transgender possano ottenere il riconoscimento giuridico del loro genere.
La legge precedente, che secondo Amnesty era in contrasto con la Convenzione europea dei diritti umani, prevedeva che una persona dovesse fornire prova della sua infertilità prima che le venisse riconosciuto il genere. Da oltre un decennio gli attivisti LGBTQI+ chiedevano al governo finlandese di andare oltre simile arcaica legge, con quasi mezzo milione di firme racconto in tutto il mondo con una campagna del 2017.
Con questa nuova legge, il riconoscimento del genere verrà garantito ai maggiorenni a seguito di richiesta scritta e dopo un “periodo di riflessione” obbligatorio di un mese. La premier Sanna Marin, appartenente ad una “famiglia arcobaleno” poiché cresciuta con due mamme, aveva precedentemente affermato che la questione dei diritti dei transgender è “molto importante”, tanto dall’aver annunciato di voler far passare l’attesa legge il prima possibile.
Matti Pihlajamaa, consulente per i diritti LGBTI di Amnesty International Finland, ha dichiarato: “Approvando questa legge, la Finlandia ha compiuto un passo importante verso la protezione dei diritti delle persone trans e il miglioramento delle loro vite e del diritto all’autodeterminazione. Il voto arriva come risultato di oltre un decennio di campagne da parte di gruppi della società civile ed è una testimonianza dell’impegno degli attivisti che hanno combattuto a lungo e duramente – spesso di fronte ad una tossica retorica – per vedere arrivare questo giorno”. “Anche se questa nuova legge avrà un impatto enorme e positivo e fornirà un importante pilastro per la non discriminazione, bisogna ancora fare di più”, ha continuato Pihlajamaa. “Escludere i bambini dal riconoscimento legale del genere viola la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. Continueremo a chiedere al governo di modificare anche questa legge, per garantire che promuova i diritti dei bambini“.
Recentemente anche la Scozia, con 86 voti a favore e 39 contrari, entrando in aperto contrasto con il governo del Regno Unito che ha bloccato l’atto. In Italia siamo rimasti alla legge 164 del 1982, un tempo all’avanguardia mentre oggi semplicemente da cambiare. Il prima possibile.
Foto di Norbu GYACHUNG su Unsplash
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