Francesca Vecchioni torna a parlare del suo coming out e di come ha potuto usare la sua visibilità come donna lesbica per sensibilizzare le famiglie verso l’accettazione dei propri figli. La figlia di Roberto Vecchioni, presidente e fondatrice di Diversity, è stata ospite di Serena Bortone a “Oggi è un altro giorno”, dove ha raccontato della sua esperienza.
Da anni impegnata nella lotta per i diritti LGBTQIA+ e per la sensibilizzazione, Francesca Vecchioni ha sempre usato le sue piattaforme per le cause della comunità, ergendosi a esempio, modello e riferimento per tante persone. A partire dal 2012, quando ha reso pubblica la relazione con la compagna e la nascita delle figlie con la fecondazione artificiale realizzata in Olanda, la sua presenza pubblica è aumentata, facendola diventare una paladina della comunità LGBTQIA+, di sicuro tra le più amatə.
Di fronte a Serena Bortone, Francesca Vecchioni ha raccontato di come il suo coming out le sia servito anche per comprendere meglio il rapporto con le figlie, tornando a parlare di come sia importante far comprendere alle famiglie delle persone queer sentirsi accettatə:
«In qualche modo ho potuto utilizzare il mio coming out, il mio essere lesbica, il mio poterlo raccontare, per fare in modo che altre persone – non solo figli o figlie, ma anche genitori, madri e padri, nonni, colleghi di altre persone – comprendessero che quello è un grandissimo dono che viene fatto loro. Quando tu hai una figlia o un figlio che racconta sé stesso o sé stessa, quello è veramente un dono. Io da madre, oggi, non potrei mai immaginare di vivere la mia vita se mia figlia non mi dicesse di sé qualcosa»
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La storia del suo coming out con papà Roberto Vecchioni, d’altronde, è diventata storia, se non altro per essere stata racconta da entrambe le parti in causa e aver cavalcato le prime pagine dei giornali negli scorsi mesi. Si tratta comunque di qualcosa da non dare per scontato perché, come ben sappiamo, non tuttə hanno la fortuna di essere accettatə. La stessa Francesca sottolinea come: « Ci sono persone con due o tre lauree che finiscono per buttare fuori i figli a calci nel sedere da casa quindi non è questo, la differenza non è culturale, è una differenza di intelligenza emotiva». Il suo coming out, però, è una tenera storia che ricorda sempre con affetto:
«Il mio coming out con mio padre, l’ho raccontato tante volte, è buffo. La prima persona che ha paura è la persona che si apre, ero io ad aver paura. Perché tu hai di fronte un padre, non hai Roberto Vecchioni, e quindi non puoi immaginare cosa potrebbe risponderti. Lui mi chiese mille volte perché non volessi parlare della persona con cui stavo, usavo il termine persona naturalmente perché era più semplice, e quando io gli dissi che era perché era una donna, lui a quel punto mi disse: “Vai a quel paese, mi hai fatto solo spaventare”»
In chiusura, Francesca Vecchioni ha ribadito come, nel 2023, sarebbe anche l’ora di andare oltre il “coming out”, un concetto ormai quasi superato soprattutto dalle nuove generazioni, che tendono sempre meno a mettere in discussioni sé stessə e la propria identità per gli altri:
«Adesso sarebbe davvero bello che non dovessimo neanche più pensarlo, ma per una ragione: perché le generazioni attuali hanno chiaro quanto sia importante essere sé stesse loro stesse, senza dover continuamente affermarlo»
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