Dopo aver raccontato l'incredibile storia di Lucy, la donna trans bolognese (oggi 97enne) sopravvissuta ai campi di sterminio, #GeppiCucciari si è commossa in diretta tv.
Il servizio pubblico, quello bello, che non nasconde storie né emozioni ❤ #Giornatadellamemoria pic.twitter.com/wsI9ZEGnH6
— Fabio 🏳️🌈 (@Iperbole_) January 27, 2022
La straordinaria storia di Lucy Salani, la donna trans* più anziana d’Italia, l’abbiamo raccontata ieri, Giornata della Memoria. 97 anni, Lucy vive in una casa nella periferia di Bologna. A lei è dedicato un documentario dei registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini dal titolo “C’è un soffio di vita soltanto”, verso di una poesia scritta da Salani in giovane età, emblema della speranza oltre gli orrori che la donna ha dovuto subire lungo quasi un secolo.
Nella puntata di ieri di Che succ3de?, in onda su Rai3, Lucy Salani e i due registi hanno presentato l’inedito progetto, con Geppi Cucciari che al momento dei saluti finali non ha saputo trattenere l’emozione. Evidentemente colpita dalla storia di Lucy, dalla sua incredibile umanità e invidiabile forza, la conduttrice ha visto la voce rompersi, gli occhi riempirsi di lacrime. Cucciari si ferma, chiede scusa, si copre il volto con le mani, e scoppia in lacrime. Un momento di grandissima verità, di enorme dolcezza, diventato virale su Twitter.
Lucy Salani nasce nel 1924 a Fossano da una famiglia antifascista di origini emiliane. Nell’età dei giochi, comprende velocemente una differenza con i suoi amici: “amavo giocare con le bambine, i bambini mi davano fastidio“, dichiara ricordando l’infanzia. “Mi sono sempre sentita femmina fin da piccola“, dice nel documentario, presentato al 39esimo Festival del Cinema di Torino – “mia madre era disperata. Volevo sempre fare ciò che a quell’età facevano le bambine: cucinare, pulire e giocare con le bambole. Mio padre e i miei fratelli non mi accettarono. Negli anni trenta i miei genitori si trasferirono nel bolognese e fu così che in città allacciai amicizie con diversi omosessuali. Che colpa ne ho io, se la natura mi ha fatto così? Me lo sono sempre chiesta e ho cercato di farlo capire”.
Come tutti i giovani ragazzi di quegli anni, arriva la chiamata alle armi, provata a scampare inutilmente dichiarandosi omosessuale. È da quel momento che parte la tragica esperienza di Salani. Prima portata in un campo di lavoro, poi nel campo di sterminio nazista di Dachau dal novembre del 1944 al maggio del 1945. Lucy sopravvive. Poi nel 1982 a Londra, l’intervento chirurgico di riassegnazione del sesso. Una delle prime italiane a farlo. Ancora oggi però Lucy conserva il suo nome di nascita sui documenti. La storia di Lucy è diventata anche un libro, “Il mio nome è Lucy: l’Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale”, a firma Gabriella Romano, edito da Donzelli.
Una storia ieri sera raccontata su Rai3, in pieno servizio pubblico (a seguire il video). Tra le lacrime di Geppi e quelle dei telespettatori a casa.
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