Per la prima volta nella sua storia il Parlamento tedesco ha oggi dedicato la Giornata della Memoria a tutte quelle persone perseguitate e uccise per il loro orientamento sessuale e/o identità di genere durante il nazismo. Georgette Dee, 64enne attrice tedesca, ha cantato al Bundestag, dove è intervenuto anche Klaus Schirdewahn, attivista LGBTQI+ che da decenni si batteva affinché questa commemorazione diventasse realtà.
“La dignità dei gay è rimasta inviolabile. Ci è voluto troppo tempo perché la loro dignità contasse qualcosa in Germania“, ha sottolineato Schirdewahn. “L’ora della memoria è un segno di riconoscimento e un segnale per la società”. “Il fatto che ora io possa parlare davanti a tutti voi non è così scontato“, ha ricordato Klaus. Questo perché fino a cinque anni fa aveva precedenti penali. Nel 1964, a 17 anni, il pubblico ministero della Renania-Palatinato lo accusò di omosessualità e lo ritenne colpevole, secondo il tristemente celebre paragrafo 175, rimasto valido fino al 1969 e mai del tutto abolito fino al 1994, che considerava un crimine i rapporti sessuali di tipo omosessuale tra uomini.
“Non eravamo ancora i benvenuti. con il nostro modo di vivere“, ha commentato Schirdewahn, che per evitare la prigione dopo la condanna del 1964 dovette obbligatoriamente cedere ad una “terapie di riconversione”. Costretto alle nozze con una donna, è diventato padre. “Per me è iniziata una doppia vita forzata. Un tempo in cui dovevo nascondermi e fingere per sopravvivere“, ha ricordato dinanzi al Parlamento.
Schirdewahn ha rivelato di essersi vergognato dei suoi sentimenti, sentendosi a lungo in trappola. È stato un incubo per tutta la sua famiglia, accompagnato da depressione e dolore fisico. Nonostante tutto, ha mantenuto inalterato il suo sogno di una vita libera, fino a quando ha trovato il coraggio di fare coming out. Di nuovo. Da allora è diventato attivista LGBTQI+, punto di riferimento per la comunità di Mannheim, per fare in modo che la storia non sia mai dimenticata.
Nel corso della seduta è intervenuta anche Rozette Katz, sopravvissuta all’olocausto: “Quello che ho dovuto imparare da piccola, molti membri delle minoranze sessuali e di genere lo hanno dovuto imparare prima e purtroppo anche dopo il 1945. Le persone si ammalano quando devono nascondersi e negarsi“.
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